La Rivista Culturale

giovedì 27 maggio 2010

"perchè sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla."

i papaveri catturano la mia attenzione.
Se ne stanno lì, vivaci, in moltitudine, ad arrossare distese abbandonate. Facendosi ritrarre dai pittori, da Monet e immortalare da un timido flash, sorridendomi.


"..e ti prenderanno per pazza quando guarderai la Luna e ti vedranno ridere dal nulla."

Ne passo ancora molti, di attimi di sere, a sezionare l'infinito del cielo.
A cercare uno spicchio che non compare mai, come per farmi un dispetto, nascosto dal luccichio di brillanti indifferenti, ancorati al nulla.
Stelle, le chiamano.
Punte di spilli conficcati nello stomaco dell'universo, a precipitare il 10 agosto con scie di bagliori, regalo per sognatori incalliti.

Scrivere qualcosa, ispirata da un cielo incapace di parlare, scrivere per completare quello spicchio che non c'è.

"sei la mia Poesia.
Ma non so scrivere.
sei l'ugola con la quale cantare.
Ma sono muta.
L'accordo perfetto.
Ma non è la chitarra, il mio strumento.
Sei ciò che è utile.
Ma mi circondo di superfluo.
Un caldo paio di guanti
per chi, come me,
vive d'estate.
Sei talmente tutto
che per non sentirti
dovrei possedere solo il nulla."

Parole di non poesia, parole di buchi neri da riempire.

Intanto si aprono gli ombrelli, perchè lo scroscio di un grigio liquido e arrabbiato bagna questa terra di primavera.
L'acqua precipita perfetta, a seguire un ritmo segreto, a posarsi sul mondo.
L'asfalto si scurisce, il verde dei prati si appesantisce.
Tergicristalli a pulire vetri e occhi che ne avrebbero bisogno, ogni tanto.

Oggi piove e immagino piazza Duomo deserta, coi piccioni accovacciati sotto la Galleria, a non infastidire i passanti frettolosi.
In una Milano dove si incontrano tutti i mondi possibili, dove un barbone che fruga in un cestino è una giovane ragazza che rovista senza sosta tra le scorie del proprio passato. Vittime di qualcosa gia "buttato via".
Forse quando piove anche i miserabili trovano un po' di ristoro, come quei piccioni che non volano più rasoterra.
Smettono di chiedere elemosina, si proteggono in qualche riparo di fortuna e aspettano di poter elemosinare ancora un po' di sopravvivenza.
Smettono di aprire cassetti di vestiti dell'infanzia,già indossati.
Aspettano un sole che non avranno mai. O forse una stella, una che decida di staccarsi dal punto in cui è ancorata e compiere quella scia. Quel Miracolo.

Così le strade si riempiono di pozzanghere che riflettono la realtà, ma al contrario, immagini concrete ribaltate.
Mondo riflesso in acqua sporca.
Mondo che ci macchia e ci infanga, che evapora e ridiscende in nuove buche del terreno.
Mondo che accade con la pioggia, con il sereno e con lo spicchio di una luna che mi farà sempre ridere, dal nulla.

venerdì 21 maggio 2010

. a line in the Dirt .


a mia volta mi fido del mondo, non ti dico le botte che prendo..
non c'è modo di starsene fuori da ciò che lo rende tremendo e stupendo..
la canzone è rimasta nel vento, le sorprese che fa il firmamento..
...per il cielo è un po' presto,
per l'inferno non c'è posto,
per qualcuno è solo buio pesto!
A mia volta non smetto di andare
anche se non si sa ancora dove..
a mia volta invecchio alla svelta
perché non rinuncio a una certa illusione!
..una faccia che sembra destino
ed un vecchio che torna bambino
e traguardi che sono partenze
e un tramonto che sembra mattino!
C'è una linea sottile.. fra la voglia e il piacere..
fra la noia e il bicchiere..
c’è una linea sottile fra aspettare e scoppiare..
cosa pensi di fare?
Da che parte vuoi stare?

-Ligabue, La Linea Sottile-


non sono solo muri o barriere a dividere.
Bastano linee, fili senza spessore, che coloriamo con le scelte e le indecisioni.
Sottilissime e taglienti, queste linee che non sorreggono nessun acrobata, per quanto abile.
Nonostante a volte ci si convinca che quel solco divida due terreni che appaiono una sinonimia, mentre in realtà le due superfici sono zolle di mondi lontanissimi.
Non è "tanto è lo stesso", scegliere l'aldilà o l'aldiqua della linea.
è un atto di responsabilità.
Mettendo in gioco, anche se "gioco" non è, tutto quello che fa parte di te, dalle piccole incertezze ai grandi punti fermi.
Decidere un "prima" e un "dopo", gustandosi quel frangente di "mezzo" che, proprio perchè effimero, dura un battito di ciglia. O una notte intera.
Parlo di chi, come me, ha tentato più volte il mestiere dell'equilibrista.
Che emozioni, a stare sospesI senza suolo su cui inciampare.
Senza trappole in cui cadere.
Con la luna sempre più vicina.
Poi il filo ondeggiava e tutto quello che l'attimo prima sembrava unico piacere esplodeva in millemila scintille che si disperdevano senza direzione.
All'improvviso nessuna luna, nessuna vertigine.
Allora mi mettevo alla ricerca di qualcuno che sapesse quello di cui non-parlavo, che come me poteva aver assistito a quella deflagrazione, lo cercavo intrappolato in una voce di qualche canzone.
Lì dentro ne ho trovata tanta, di compagnia. Di consigli e carezze.
Mi proteggevano in una delle due terre che la linea separava con tanta precisione.

Bastavano quei minuti di musica per sapere dove mi trovassi.
Non raccolgo più le scintille oggi, un oggi che non corrisponde a nessuna data, piuttosto a un luogo.
Oggi la guardo, quella linea sottile, la individuo con chiarezza e con un sorriso, perchè credo proprio di aver scelto il mio posto.


"I drew a line into the dirt
And dared her to step right across it
And she did."

"Ho disegnato una linea nella polvere,
l'ho sfidata ad attraversarla,
e lei l'ha fatto."

-a line in the dirt, Eels-


mercoledì 19 maggio 2010

Madame, poche parole.

Una base musicale a dare un ritmo ai pensieri sconnessi.
Devo solo seguirla, stare al tempo con le note, per non far scappare qualche schizzo di queste inconsistenti creature del mio pezzo di anima che pulsa, che qualcuno chiama cuore.
Imparare a rallentare, nelle pause, quei vuoti di suono che fanno apprezzare ancora di più la ripresa, lenta, in crescendo, di una melodia.

Ma in fondo, è solo Vita.

Quella che ti si schianta addosso in un giorno di sole, a colpirti insieme ai raggi che finalmente scaldano e non si limitano al solo strato di pelle.
Che per qualcuno, in quello stesso giorno di sole, ha il sapore del sale, amare cascate da occhi appesantiti per una delusione.
Che è una voce e il suo tepore che anticipa l'estate.
Che.. "tra un po' nascerà il sole e nuova luce porterà, quello che già io so."

E intanto i piedi camminano, sempre avanti, a creare una strada sotto di loro.
Restano le impronte di un passaggio, tracciano i sentieri.
Monito per i viandanti smarriti.
Questo percorso l'ho disegnato io, spingendo un muscolo dopo l'altro, con la fatica di chi sa voltarsi indietro per controllare il punto da cui è partito.
Con l'attenzione al prossimo passo da appoggiare a terra.
Sono esploratore e guida al tempo stesso, covo in me la meta finale e cullo la memoria della mia nascita.
La suola consumata dalla familiarità del legno di una scala a chiocciola, dall'asfalto indifferente, dai fili di un prato che conserva lo stesso fango ma anche le stesse margherite.
Scricchiola il palco, l'attrice chiede di far calare il sipario in anticipo, per questo spettacolo. Gustatevi i titoli di coda, gustatevi la poesia di Dave Matthews.

martedì 18 maggio 2010

"e anche quando si gelava, con la Luna già cambiata."

Quella Roulette Russa,
che il proiettile può schizzar fuori
o rimanere al sicuro, nella rivoltella.
Quel lancio di dadi
tra le mani di un Destino
che non ha polsi nè dita per decidere la faccia che si mostrerà sul tavolo.
Quella penna tra le dita
che si anima al contatto con la pagina senza righe da seguire,
primo respiro di vita di cui saranno impregnate parole, le mie.
Questo turbinio di proiettili e dadi e frasi
mentre le altalene restano vuote, a dondolare a un vento senza la voglia di portare ancora l'estate.
Può suonare una chitarra,
con le rive di un bosco in cui il tempo dimora senza invecchiare mai,
può suonare ricordi che non riciclerò
può spargere nell'aria le tracce coi riflessi BluCobalto
per quei treni durano qualche secondo,
e le coccinelle non sanno ancora se saranno in grado di volare,
in quel giorno che le attende.
Immergersi senza annegare in un oceanomare di vissuto,
percependo ancora qualche accordo di una chitarra
che, lo sai, suona ancora.
Anche adesso che quella cera non se ne andrà mai
nonostante le candele siano state spente,
mentre qualche vita si riavvolgeva in u
n Replay.
Può suonare un silenzio
con un abbraccio che ti stupisce,
un abbraccio senza artigli,
che sa di pulito, e ti dimostra che puoi fare a meno degli aculei per proteggerti,
perchè adesso non serve più.
Improvvisamente,smettere
di allungare la mano per accostarsi a stelle preconfezionate,
nessuna distanza dai desideri,
continuo realizzarsi
di un presente caleidoscopico.

Lasciandomi cadere senza esitazioni
in un paio d'occhi cristallini,
per impararne il linguaggio.


giovedì 13 maggio 2010

a Bittersweet Lullaby




". Mi servi tu, un Brivido, il Ghiaccio nel Campari soda .
Respiro e scrivo . . . Tutto quello che mi manca è un'assurda specie di preghiera, che sembra quasi amore . . . Splendi Sole, da far male . . ."


una goccia di melanconia che si diluisce in suono, dolce veleno per le orecchie.
Anestetizzo il pensiero e resto immobile nel tempo.

mercoledì 12 maggio 2010

'iniziate dall'inizio-disse il Re gravemente-e continuate fino alla fine: poi fermatevi.'

Ma perchè proprio Daisy? Fiore.coi.Petali.da.Strappare.per.la.Sua.Felicità. M'ama.Non.M'ama. Canta.l'innamorato.stringendomi.tra.le.dita. io,Margherita.che.cresco.dove.l'erba.è.abbandonata. prati.selvatici. Stelo.Delicato.ma.Resistente. compaio.all'improvviso.attorniata.da.un.mare.verde. mi.lascio.staccare.dalla.terra. per.Morire.quell'Attimo. e.vivere.eternamente.tra.le.Pagine.di.un.Diario.Immortale.

















La fatica di un inizio.
Un pianoforte aperto, sequenza di tasti bianchi e tasti neri, si snodano orizzontalmente davanti a due occhi ancora incapaci di animarne la vita.
Primo accordo di una canzone che imparerai ad amare.
Inchiostro tra le dita per parole intrappolate in una bic.
Pagine bianche, vergini di passato, senza peccati e senza ricordi da custodire.
A spremere il succo di un'arancia a forma di cuore, custodita sotto una buccia. Pelle fresca, pelle di escoriazioni superficiali. Pelle di tagli pi
ù profondi già medicati. E di cicatrici inguaribili.
Prima pennellata, a dipingere quadri solo con le sfumature, senza la nettezza di vividi colori. Policromie dell'anima.
Scrigno vuoto che custodirà i pensieri, quelli con gli angoli smussati per non farsi male.
Accensione di un motore che ha fretta di viaggiare, senza sapere le fermate lungo il percorso e i passeggeri che ospiterà. Tragitti da un battito accelerato di cuore e rettilinei senza curve pericolose. Prendendo qualche strada contromano, accelerando per seminare la paura.
A digerire gli effetti collaterali di un pasto scaduto, per sentirsi più leggeri e riempirsi di novità.
Ora che iniziare coincide cou un dolce "let's go back to the start".

Finire questo inizio con un Grazie mi sembra un ottimo modo per cominciare.
"Si vivesse solo di inizi, di eccitazioni da prima volta, quando tutto ti sorprende e nulla ti appartiene ancora." [Costruire,Niccolò Fabi]
Verso di canzone dedicato a chi mi spinge costantemente un passo avanti, sorreggendomi sempre, restando accanto a me.