La Rivista Culturale

lunedì 21 febbraio 2011

Transilvania on the road, in the heart.

Per un attimo sembrerebbe augurarci un "ben arrivati", ma poi torna a immergere il muso nero nella neve.
Forse ha fiutato del cibo, forse scava alla ricerca di qualcosa.
Ma che ne so io dei cani randagi.
Eppure qui è pieno, e tutto sembra andare bene. Nessuno mostra attenzione nei confronti di queste bestiole solitarie, che a noi fanno tanta tenerezza. E tristezza.
La gente invece nemmeno li guarda.
La gente di qui, intendo.
"Qui" si traduce in "Transilvania". Una regione della Romania, la più nota probabilmente.
Per le sue leggende, per le storie sui vampiri e in particolare per quel tal conte Dracula.
Non molti sanno che in questa terra si snoda la catena dei Carpazi, un gruppo di montagne modesto, che a fatica svetta oltre i 2500 metri, ma che è il genere di paesaggio che un lungo viaggio in auto richiede.
Ancora meno persone saranno a conoscenza del fatto che la cucina rumena offre un menu invidiabile, soprattutto per gli amanti della buona carne e dei sapori non scontati.
Solo chi c'è stato, poi, potrà concordare sul fatto che questo è un Paese stanco, un Paese con le potenzialità ma con le cicatrici del passato.
E le cicatrici sono quei fili neri dell'elettricità che collegano tra loro i pali della luce, i fili che pendono, ammucchiati a caso, a fascio, che imbruttiscono una città importante come Bucarest, e la rendono soltanto un residuo di guerra e vecchiaia.
È un mondo lasciato a sè, questa fetta di Romania che in 5 giorni appena ho potuto visitare.
Attraversandone i paesini, quelli più dispersi nelle vallate, quelli che le tapparelle sono abbassate anche di giorno e i panni stesi anche se nevica.
E anziane donne cariche di pesi sulle spalle, coi loro foulard colorati attorno ai capelli.
E sul ciglio della strada pollici in su a implorare un autostop.
E pastori, e carri ai limiti dell'autostrada, e una via sola che collega più centri abitati.
E i cani randagi, ovunque, indifferenti alla gente, proprio come la gente di qui.
Sarà il clima ancora invernale, sarà la povertà.
È un senso di incuria dilagante, tranne che negli alberghi. Perché quelli, anche se a 3 stelle, non si fanno mancare il televisore schermo piatto. Per i loro ospiti occidentali, certo. Mentre noi ammiriamo la nostra stanza con tanto di soppalco fuori scorre il traffico di chi vorrebbe assomigliare a quel mondo geograficamente lontano, il nostro bel mondo dorato e luccicante, dal quale sono in grado di copiare una scritta in stile hollywoodiano da porre in cima a una collina.
Ma qui siamo a Brasov, mica nei dintorni di Los Angeles.
Qui non ci sono star, qui a stento si intravede la luna, nel cielo.

E la radio, poi.
Un vero stupro per delle orecchie allenate a tutt'altra musica. La mancanza di gusto si diffonde anche con le note, e non c'è da stupirsi se il Bocelli di "con te partirò" si alterna a un paio di canzoni dance (orribili..) e a una melensa vocina femminile anni '90. Miscugli improbabili, mancanza di bellezza.
Come anche le case. Incomplete, mezze colorate, fatiscenti per lo più. Finchè non ti trovi davanti a un edificio imponente, e non capisci se lo abita qualcuno o è abbandonato pure lui, giusto per tenere compagnia a tutti quei randagi che zampettano per strada.















Ma i più sanno solo che in Transilvania ci è nato Dracula, quel signore coi denti aguzzi e una passione sfrenata per il sangue.. e allora corri a visitare il suo castello (in cui pare abbia risieduto saltuariamente, per altro), e te ne freghi delle storie inventate, ti lasci incantare da quella magia. Perché il cielo sembra più grigio del solito quel giorno, e lo sfondo non potrebbe essere più azzeccato per quella visita "sinistra".
Castello di Bran, di Vlad l'Impalatore
 Piazza grande di Sibiu,città capitale della cultura 2007.

Castelli, rocche medievali, chiese evangeliche e ortodosse. Queste ultime intrise di una spiritualità nuova, emanata dalla ricchezza delle decorazioni su ogni parete, neanche un bordo scoperto. Senza panche a occupare lo spazio, silenzio di devozione e alti soffitti che accolgono le preghiere.
(castello di Bran, residenza di Vlad l'Impalatore)

Una vacanza diversa, insolita, ma che già so si inchioderà nella memoria, condivisa con chi amo e quindi vissuta con grande entusiasmo.
..E ogni cane solitario che incrocerà il mio cammino,per i miei occhi avrà il pelo macchiato dal ricordo di questi giorni rumeni.

Multimesc, Transilvania.
(attraversando i Carpazi)