La Rivista Culturale

giovedì 19 gennaio 2012

Appennellare l'ancora. O la propria vita.

L'ho sentito per radio, ieri mattina. Un termine nuovo, settoriale. Da marinaio. 
Appennellare. Significa sospendere l'ancora a pelo d'acqua, prima di gettarla in mare.
L'ho subito coniugato in un'altra accezione, l'ho applicato a tutte quelle vite che si lasciano appennellare.
Fuori dal proprio corpo, alla ricerca di un qualcosa di più di quel che si ha.
Ma che dentro, composte, tra la carne, le ossa e il sangue, non ci vogliono stare.
Sono talmente prorompenti che, quando hanno un'occasione, esplodono.
Così nascono i poeti, gli artisti magari incompresi, gli eroi.
Ogni giorno la Terra ne conosce più d'uno. 
Noi, nelle nostre case, possiamo scoprirne di rado, in base a quanto tempo i telegiornali hanno voglia di dedicare al servizio. Che ci informa dell'ingegno di un giovane talento, della qualità fuori dal comune di un atleta.
Di un musicista che muore per salvare un bambino.
Così si torna al significato più tecnico di questo termine. Quello che riguarda l'ambito marinaresco.
Un batterista che cede il posto sulla scialuppa a uno sconosciuto. Fa notizia, certo, ma è solo un'eco che si espande dal boato della triste vicenda di qualche giorno fa.
Una nave da crociera che si schianta improvvisamente su uno scoglio forse imprevisto, forse non avvistato. 
Qualche vita è affondata assieme al Concordia, con la rabbia di chi rimane e il suono del mare quando si trasforma in nemico, nel cuore.
Giuseppe Girolamo ha lasciato la sua vita fuori dal corpo di cui era proprietario. L'ha esposta al rischio più terribile, in cambio della salvezza di un altro. Di un bambino. Di uno sconosciuto. 
Non scrivo per giudicare, per puntare il dito contro.
Riempio queste righe per puntare il dito verso.
Verso un esempio di puro bene.
E allora, impariamo anche noi. A non trattenerci nella nostra ristrettezza. A lasciarci penzolare anche un po' fuori, alle intemperie, prima di decidere che la nostra vita è immensa e basta a se stessa. 
A essere, anche noi, àncore per qualcuno.