La Rivista Culturale

sabato 16 marzo 2013

Questo Amore.

Un titolo semplice, che rimanda al  poeta d'amore per antonomasia, Jacques Prévert.
A dei versi incisi nella carne di chiunque provi quell'esatto sentimento. Gli altri, non lo possono capire.
Perché Jacques non si riferisce agli amori in generale, lui ne ha in mente uno, preciso, delineato.
Gli amori, tutti gli altri, sembrano assomigliarsi.
Sono banalmente tenuti in vita dai gesti riciclati della normalità un tempo accesa dalla fiamma. Da frasi buttate a caso, sulla bocca dell'altro.
Amori amari, avari, aridi.
Fiammelle nella notte, producono una buona luce ma un calore senza forze. Che si spegne, chissà quando. Ma si spegne.
Amori che fanno paura, totalizzanti, amori-dipendenza. Amori eroina, che l'attimo prima voli oltre il cielo, per schiantarti al di sotto della terra quando l'effetto finisce. Che finisce, chissà quando.
Ma finisce.
Amori quotidiani, lisci, senza increspature né scosse.
Amori carta dei giornali, buoni per un giorno, ma già vecchi quello dopo.
Amori proibiti, fugaci, platonici, volgari, banali, insani.
E poi c'è lui.
Questo Amore.
Bello come il giorno e cattivo come il tempo
quando il tempo è cattivo.
Rassicurante come un cuscino dopo una giornata stanca.
Complice come fosse il frutto di un'esperienza eterna.
Che non si spegne, né finisce.
Perché alimentato dalle parole, innaffiato dai baci, preservato con ogni cura.
Come un fiore, come quel fiore.
Questo amore tutto intero
ancora così vivo
e tutto soleggiato
è tuo
è mio 
è stato quel che è stato
questa cosa sempre nuova
e che non è mai cambiata.

(gerbera arancione : allegria, soddisfazione.)

sabato 2 marzo 2013

come quei piccioni in fila...

Disposti ordinatamente, qualche battito d'ali appena, appesi come mollette al contrario per panni invisibili stesi al sole.
Piccioni o un'altra razza di uccelli, chi lo sa.
Da dove sono io, dalla strada che calpesto, non li riconosco.
Meritano una foto, per la loro tranquilla stasi.
Chissà come sarebbe se spiccassero il volo tutti insieme, all'unisono.
A mezz'aria, come certe persone indecise, come chi il volo non lo sa spiccare perché gli manca il paio d'ali, e se anche ce lo avesse, non saprebbe che farsene.
In fondo, basta poco. Due pali, qualche riga di fili della corrente, e quegli animali ne sono attirati. Breve sosta prima dell'ennesima planata.
Una battuta di una commedia italiana si domandava:
"Ma, secondo te, gli uccelli sanno che noi non sappiamo volare o pensano che non ne abbiamo voglia?"


Io non mi sento un paio d'ali nascoste tra le spalle. Se ho qualche aspirazione la inseguo camminando, non correndo a capofitto verso di lei. Così non inciampo mentre seguo la strada, mi lascio distrarre dal paesaggio che incontro durante il percorso magari, e chi può dirlo, può darsi modifichi la rotta scegliendo un sentiero diverso. Ma sono sicura che il futuro non sta nel cielo, e quegli uccelli disposti in silenzio, composti, lo sanno.
Loro lo attraversano volando, io, come tutti gli umani bipedi, lo percorro attraverso le tappe e i saliscendi della vita.
Solo che, nel frattempo, loro stanno lì, a godersi il panorama.
In fila.