La Rivista Culturale

lunedì 20 luglio 2015

Gratitudine

L'ultima volta, mesi fa, ho scritto di dispense e di pienezza.
Faceva piuttosto fresco, se non ricordo male, in quei giorni di marzo.
Adesso invece è caldo che soffoca e fa lamentare e arricchisce troppi servizi di telegiornale.
E non posso più scrivere di dispense perché, ora come ora, ci manca.
Parlo al plurale, parlo per due.
Raddoppio i verbi, le sensazioni, i sogni. Lo scontrino della spesa, le soddisfazioni a fine giornata.
Sembro il prof D'Avenia in "Cose che nessuno sa". Ma è così, è esattamente così la vita di coppia.
E pensare che l'ho solo assaggiata, un appetitoso antipasto.
Mentre a breve mi aspetta il pranzo completo, con tutti i condimenti necessari.
Ma, come dicevo, manca ancora la dispensa.
E le tende.
E il minipimer per frullare il minestrone, anche se oramai, a pezzi, non è poi neanche tanto male.
E manco io, in quella casa. In quella NOSTRA casa.
Io che per ora sto qui a salutare gli amici di una vita o di qualche anno. A godermi la Brianza nei suoi pregi e i suoi difetti, che mi appaiono più smorzati ora che sto per darle un arrivederci.
Mi godo una vacanza diversa, senza il mare ma con tanto affetto.
Dopo i mesi sui libri e al pc, a creare progettazioni (che però prima si chiamavano UDA), a sostenere esami (perché non sono bastati 5 anni di università), a conoscere nuove persone (che mi hanno fatto capire che no, effettivamente non sono bastati quei 5 anni, perché dovevo vivere questi 5 mesi di Bicocca per scoprire colleghi che hanno lasciato un'impronta - forse l'alone di una bottiglia di birra appoggiata sul tavolino -, dentro di me).
Incrociare il mio cammino con professori che ti fanno dire "Ehy, ma questo è veramente il lavoro più bello del mondo, guarda come ti fa diventare!".
Mi sono imbattuta in una differenza etimologica. Gratitudine e Riconoscenza.
"Servigio per servigio è riconoscenza. Sentimento per sentimento è gratitudine."
Io, oggi, dopo quello che ho vissuto, non posso che sentirmi grata.
Se il mio futuro è per due, ora, immersa nel mio presente, senza girare la testa posso ancora scorgere il recente passato e dire grazie.
Ai compagni di un'avventura che si è da poco conclusa, tra brindisi, consulenze telefoniche, rassicurazioni, chiacchiere e promesse di rivederci ancora.
A certi docenti che ci hanno rischiarato la via, con la loro competenza (ma anche conoscenza e abilità...), con il loro sorriso rincuorante.
All'amicissima, quella che scopri e che non vuoi che la distanza ti porti via (ma sai già che non sarà così, come testimoniano le decine di note audio che, quotidianamente, rallegrano whatsapp).
Agli amici che una volta erano "del mio ragazzo", e che ora sono proprio anche miei. E sono grata (a qualcuno, al Caso, alla Vita...) per aver stretto loro la mano, 5 anni fa, e per sapere di poter ocntare su un loro abbraccio in qualunque momento, oggi.
All'amica che mi ha scelta come "maid of honor", e che sa che può sempre contare su di me.
Alla nipotina acquisita più fescia e più strepitosa che si possa desiderare, e che spero si ricordi della zia Giudi anche se c'è un mare di mezzo, come imparerà presto alla scuola che sta per cominciare.
A quegli adolescenti incontrati in un oratorio, più di dieci anni fa, che ancora oggi hanno voglia di mischiare la loro vita con la mia, anche solo per una colazione o una granita dopocena.
Agli amici che partono, tornano ma in ogni caso restano, sempre, nel cuore.
Alla prof che non è mai stata solo una prof, anche ai tempi del Marie Curie, ma ha dentro quel di più che la fa essere proprio speciale.
Alla IV e alla V BTC del mio tirocinio, per avermi accolta e per avermi fatto sentire ancora quasi una di loro, nonostante fossi seduta dall'altra parte della cattedra.
Alla mia tutor, che non si è mai limitata semplicemente a rivestire il suo ruolo.
Ai compagni di tutte le scuole che ho frequentato nella mia vita, quelli che posso chiamare amici nel vero senso del termine, perché la radice di questa parola contiene la stessa del verbo "amare".
Alla mia famiglia, che sono la mia incredibile mater, il mio pater filosofo e la mia nonnina che si è pure aggiudicata il premio come "Grandma of the month". E anche al mio nonnino, a cui va sempre un mio pensiero, per le cose belle che mi accadono e vorrei aver condiviso con lui. Perché era una di quelle persone a cui non potevi augurare che ogni felicità.
Al mio amore, che non ha bisogno di "perché", ma che è la mia costante, anche da lontano.

E grazie a te che hai letto questo post, e che mi auguro sarai arrivato fin qui con un archetto all'insù disegnato sulle labbra.