La Rivista Culturale

mercoledì 6 luglio 2016

Undici mesi

Meno di un anno esatto, ma comunque precisamente undici mesi.Di vita in una regione, una terra, un'isola che ho imparato (e tutt'ora imparo, 
diciamo che rende meglio l'idea il "present perfect" inglese) ad apprezzare, 
a scoprire, ad amare perché se sono proprio qui, il merito non può che essere "dell'amore". 

Ho vissuto le quattro stagioni lontana da tutto quello che, per venticinque anni, 
mi era stato concesso dalla Vita, dalle persone care ai luoghi, gli oggetti, le abitudini. 

Tutto, eccetto quello che mi permette di costruire, attimo dopo attimo, il mio futuro. 
E si trova appunto qui, con me. A vivere insieme una casa che chiamiamo nostra, a ricreare abitudini che non sono ancora riuscite a stancarci. 
Ogni tanto scappo su, a respirare un po' di quell'aria che non sa mai di stantio anche se risale a undici mesi fa, per salutare visi amici ed entusiasmarmi con loro per il fatto che, nonostante tutti questi chilometri di mare, resistiamo, insieme nella lontananza.

Questi undici mesi hanno significato grande crescita, miliardi di responsabilità piovutemi addosso senza contagocce, posti sconosciuti che, piano piano, riescono a diventare luoghi (ebbene, non sono sinonimi i due termini: il luogo viene considerato tale nel momento in cui lo si carica di valori, sentimenti, simboli).

Insomma, una valanga di novità che mai, neanche per un istante, mi hanno abbattuta.
A volte lo sconforto, dato da situazioni incresciose sulle quali non era possibile alcun intervento, altre la preoccupazione che il lavoro per il quale ho studiato per anni non arrivasse mai, e più tardi, quando per l'appunto quel timore si è eclissato dietro ad una cattedra in una classe di scuola superiore, mi ha tenuto compagnia un mix di adrenalina e apprensione.
La mia prima volta da prof, alunni davanti a me e non seduti accanto, un'aula da gestire con le sue quattro pareti e le venti e passa testoline in crescita rinchiuse sei ore al giorno lì dentro. 
Per fortuna ho potuto contare su preziosi consigli di colleghi vicini e lontani, amiche più esperte di me, incoraggiamenti e fiducia delle mie Costanti.

E poi, tutto questo cielo che si specchia in un mare che pervade la quotidianità, 
      il ritmo del vento che spazza via o porta nuvole,
           le passeggiate sulla spiaggia e i bagni improvvisati, 
                    i nuovi amici,
         addormentarsi con il brusco rumore delle zampe (che si sdraiano ai piedi del   letto)     di Thorin (senza il quale la vita qui non sarebbe la stessa),
  un giardino che pullula di pace e canti di cento uccellini differenti, uno dei quali si deve  essere affezionato al nostro balconcino perché viene a ticchettarci sulla finestra,

e chiamare
tutto questo 
casa.