Stanno sbocciando.
Sarà una lunghissima fase della loro vita, primavera lunga anni.
L'incredibile bellezza dei bambini in crescita.
Lo stelo a volte ben dritto, altre in balia del vento o di mani che lo vogliono piegare.
I petali che si stanno schiudendo, decidendo i loro colori.
Qualche spina qua e là, per difendersi o attaccare.
E noi adulti, che annaffiamo con quello che riteniamo il miglior secchiello e l'acqua più pura.
Insegnare è lasciare il segno, per definizione.
Il semino c'è già, in terra. Ora sta un po' a me, un po' a loro, far brillare i colori dei petali, renderli resistenti e profumati.
Alcuni hanno già delle spine ad addobbare il gambo ancora fragile.
C'è chi quei sottili pungiglioni è stato costretto a indossarli, a causa di circostanze spiacevoli della vita. Altri invece li stanno sperimentando, per decidere poi se usarli come corazza, oppure smussarne la punta, perché il mondo esterno non è sempre e solo un nemico da cui bisogna proteggersi o che si deve attaccare. E questa è forse la parte più difficile da affrontare, per un giardiniere che, come me, è giovane.
Bambini che crescono sotto mille stimoli diversi, in un turbinio di immagini, parole, emozioni che non sempre riescono a decodificare.
Insegnanti floricoltori che li accompagnano settimana dopo settimana, percependo i momenti in cui qualcosa, in quei fiorellini, si sta modificando.
E vorrei che ognuno di loro si possa rendere conto di quanto a volte, un petalo delicato ma allo stesso tempo resistente, possa essere meglio di un'armatura di spine.
Sarà una lunghissima fase della loro vita, primavera lunga anni.
L'incredibile bellezza dei bambini in crescita.
Lo stelo a volte ben dritto, altre in balia del vento o di mani che lo vogliono piegare.
I petali che si stanno schiudendo, decidendo i loro colori.
Qualche spina qua e là, per difendersi o attaccare.
E noi adulti, che annaffiamo con quello che riteniamo il miglior secchiello e l'acqua più pura.
Insegnare è lasciare il segno, per definizione.
Il semino c'è già, in terra. Ora sta un po' a me, un po' a loro, far brillare i colori dei petali, renderli resistenti e profumati.
Alcuni hanno già delle spine ad addobbare il gambo ancora fragile.
C'è chi quei sottili pungiglioni è stato costretto a indossarli, a causa di circostanze spiacevoli della vita. Altri invece li stanno sperimentando, per decidere poi se usarli come corazza, oppure smussarne la punta, perché il mondo esterno non è sempre e solo un nemico da cui bisogna proteggersi o che si deve attaccare. E questa è forse la parte più difficile da affrontare, per un giardiniere che, come me, è giovane.
Bambini che crescono sotto mille stimoli diversi, in un turbinio di immagini, parole, emozioni che non sempre riescono a decodificare.
Insegnanti floricoltori che li accompagnano settimana dopo settimana, percependo i momenti in cui qualcosa, in quei fiorellini, si sta modificando.
E vorrei che ognuno di loro si possa rendere conto di quanto a volte, un petalo delicato ma allo stesso tempo resistente, possa essere meglio di un'armatura di spine.