La Rivista Culturale

giovedì 23 agosto 2018

Addio ai monti, o meglio, arrivederci.





L’orizzonte interrotto dai pendii che iniziano nel lago e finiscono nel cielo.

Un posto in cui non sorge né tramonta mai il sole, perché qui è la punta estrema del lago, e le montagne incorniciano le sue rive limpide e vive di estate senza permettere di vedere i primissimi raggi e gli ultimi bagliori.

A luglio le immancabili piogge pomeridiane rinfrescavano giusto un po’ l’aria, mentre i primi giorni di agosto hanno conosciuto un’afa insolita, per il clima mite e mediterraneo di questo luogo incantato.

Un’estate leggera, quella che ho vissuto. Anche se mi, ci fanno compagnia pensieri sul futuro, decisioni da prendere, sfide da affrontare, questi due mesi sono passati lievi dentro di me e spero di essere riuscita a coglierne appieno l’essenza.

Tempo per pensare, per divorare parole su carta, riempire qualche foglio word con storie di nuvole. 
Giorni fatti di gambe che camminano e pedalano, conoscono vie nuove, si perdono tra gli infiniti verdi vigneti. 
Laghi azzurri intensi riempiono i miei occhi, condivisi con amici oltre che con l'immancabile amore. 

Polente di ogni sorta, piatti di montagna capaci di rimettere in sesto chiunque dopo una dura scarpinata, pareti da scalare (chi più, chi meno...), giochi in scatola e mazzi di carte da mescolare, sole da prendere, sdraiati sull'erba o sui sassolini, per poi rifugiarsi di corsa sotto ampie fronde degli alberi, non appena inizia a piovere.

Tante esperienze, molti luoghi che porterò con me. 

I fuochi d'artificio ammirati dal Forte di Nago, dopo mezz'ora di giri in macchina alla ricerca di un parcheggio che non c'è, sul lago, e allora salire, per ammirarli da una visuale a cui non avevamo pensato ma che appaga la vista. 
Il cantante dal meraviglioso repertorio che ogni sera allieta i passanti e il pubblico più affezionato a pochi metri dal lago, a Riva del Garda, lui, la sua chitarra, la voce dolce e Hey Jude che si libra nell'aria, facendo dondolare i corpi al ritmo di incanto.

Ascoltare la natura, cucinare una torta sfidando il caldo al quale aggiungo quello del forno, immergermi nell'atmosfera di pace emanata dall'imponente Maria Dolens, la Campana dei Caduti che svetta su Rovereto.

Percorrere letteralmente cinquantadue gallerie per 900 mt di dislivello sul Pasubio, rivivendo luoghi insoliti della Prima Guerra Mondiale.
Salire al castello di Arco, ammirare la Busa dall'alto, allungare lo sguardo ovunque esso voglia distendersi. 
Esplorare le viuzze di pietra di un antico borgo insignito del titolo "più bello d'Italia" e lì rivivere una serata in perfetto stile medievale.
Avventurarmi su sentieri che da sola non percorrerei mai, ma che con accanto lui diventano belle avventure e fatiche che lasciano un gran bel sorriso, oltre a qualche goccia di sudore e male alle gambe.
Scoprire un eremo lungo il fiume e non stancarsi di perdersi dentro a vicoletti e piccoli musei.

Insomma, gustare quel po’ di ozio concessomi dopo un lungo anno scolastico.

Tutto quello che serve per ricaricare le pile e ricominciare. Un nuovo anno che chiuderà il cerchio. Stringere più forte le mani di quei non più bambini che stanno per tagliare il traguardo e lì, lasciare quelle mani per salutarli.

Intanto, valigie e cartoni mi circondano. Un altro viaggio, quello del ritorno, mi attende. Prima, però, un pit-stop dove battono pezzi di cuore, una sosta rigeneratrice nella Brianza degli affetti. 
Dove forse di natura ce n'è poca, sicuramente meno che qui. 
Ma i motivi per sorridere e gustarsi la vita di certo non mancano.