La Rivista Culturale

giovedì 24 luglio 2025

Magici Sibillini e Conero di relax: estate 2025 in famiglia!


   
A mezz'estate, in una giornata incredibilmente tranquilla dopo un periodo senza pause (alias: a casa senza bimbi, senza incombenze particolari se non le "solite casalinghe") posso stendere un resoconto di vacanze davvero ricche e variegate che abbiamo vissuto. La scelta è ricaduta su una combo di mare+montagna tutta dedicata a una sola regione: le Marche. Abbiamo giusto sconfinato solo un giorno, visitando Norcia, ma per il resto ci siamo dedicati per bene all'esplorazione di paesini e sentieri. L'intro è stato a base di bagni al mare, stanziati in un family village sul Conero (prima esperienza per noi, dopo i miei 20 anni a Bibione, mitico VTI di ricordi di cuore speciali).  Dopo un piacevole viaggio (meno la quanto pare perenne coda zona Bologna) tra nanne, chiacchierate, canzoni, ritratti su tavoletta grafica e tappa in Autogrill per la solita colazione-salasso, siamo giunti a destinazione.


Il nostro bungalow nella pineta, addobbato con l'amaca azzurra sulla quale ci coccolavamo nelle pause da bagni/pranzi/giochi... tutto che ruotava inevitabilmente attorno a Z&A, ai loro ritmi, alle nanne da rispettare, ma anche all'entusiasmo straripante per tutte le novità, le persone incontrate, i balli sfrenati della baby dance serale. 

Qualche giro con le bici noleggiate, giusto per raggiungere i paesini limitrofi, ma soprattutto vagabondaggi alla scoperta di borghi, cercando di includere soprtatutto quelli con parcogiochi interessanti (e, per fortuna, la maggior parte ne era fornita!). 

Così scarpiniamo fin su a Sirolo, da cui si ammira un panorama che mescola la potenza di verde e blu. Un gelato, varie foto, tappa giochi (meravigliosi, in legno), e si ritorna al Conero Azzurro, per una nuova cena, una nuova tappa di balli sotto un cielo di stelle.   
                                                                 

Altro giorno e altro giro, stavolta a Offagna, dove una rocca domina il paesaggio e quindi giriamo le sale, saliamo i gradini, esploriamo i qr-code che ci raccontano la storia delle varie sale.
Pranzo gradevolissimo tipico e via, dove si va? Ma sì, Frasassi dista un'ora e perchè non visitare le grotte.

Giacchette indossate, guida con voce gradevole e scopriamo la storia, le dimensioni e le peculiarità di stalattiti e stalagmiti che per un attimo mi riportano alla gita con la mia terza, quando il primo giorno ci eravamo addentrati nella Grotta Gigante, appena fuori Trieste.
Stavolta non ho una carovana di frizzanti tredici/quattordicenni a farmi compagnia, ma la curiosità del mio esploratore biondo (l'altra se la gode comodamente nel marsupio col suo papà) e l'ora e mezza scivola veloce, decisamente più veloci di quanto cada una goccia dal soffitto di una di quelle rocce antiche.

Si fa sera, un'amica mi aveva consigliato Genga e quindi una piccola tappa non ce la toglie nessuno. Carinissimo e deserto, per cui dopo un breve tour delle vie che formano un quadrato, siamo di rientro.

Poi ancora mare, qualche splash in piscina, giochi con l'animatore Davide e la conoscenza di qualche bimbo al miniclub. La settimana scivola via come un'onda, una delle tante che ci bagnano i piedi quando siamo seduti alla riva di un mare che scende subito profondo, ma che per i nostri bagni andava benissimo comunque, così. 


E quelle due sante ore pomeridiane, in cui il mondo si fermava, io diventavo un tutt'uno con la sdraio, mi immergevo in qualche podcast, in un romanzo, nel sottofondo di vacanza e raggi di sole, un tempo per me che dilatava ulteriormente la percezione di sospensione da tutto, da qualunque routine. La coincidenza della nanna dei bimbi (grazie maritino) mentre io mi godevo il mio relax ha ulteriormente contribuito a una abbronzatura degna di nota, come non succedeva da troppo tempo.


Dopo una Loreto by night, ancora più pittoresca perché sono in corso le prove del coro del Giubileo per la sera successiva, ci infiliamo anche una tappa culturale, con un giro a Recanati che mi permette di riabbracciare la mia ex-collegomonima (ma comunque sempre amica!) anche lei in vacanza e quindi ci ritroviamo a girovagare per casa Leopardi, a fotografare libri proibiti, e soprattutto a scattare la foto più turistica di tutte, con lo sfondo del primo verso che a ogni terza media racconto stando in piedi di fronte alla siepe del giardino della nostra scuola. 

Al ritorno piove, poi esplode il sole ed eccolo lì, un arcobaleno che finisce nell'acqua. Superiamo campi di girasoli, distese giallo acceso, veramente sterminate.

Poi quell'aperitivo a Osimo, dove le statue antiche non hanno una testa e noi facciamo a  gara di chi vede più persone vestite di rosso.

I sassolini diventano omini sulla spiaggia, oramai siamo tutti abituati a quel solletico sotto le piante dei piedi, ma la nostra settimana giunge ormai al termine e dobbiamo salutare la salsedine, con un'ultima luna piena che illumina di arancionel'increspatura dell'Adriatico, prima di dirigerci verso un entroterra fatto di dolci curve, panorami color ocra e di nuove scoperte da mangiare con occhi e bocca.


La nostra base è a Montemonaco, un agriturismo rustico, di quella semplicità che fa stare bene, immerso in un silenzio rotto solo dalle cicale (e da qualche mosca dispettosa), con gatti e cagnoloni abituati al via vai di turisti. Qui Silvio, il proprietario, ci accoglie con prelibatezze che escono da una cucina come ai vecchi tempi, con ingredienti genuini e sapori sinceri e pieni. Mangiamo benissimo, gustiamo le zuppe, dei primi piatti da favola, carni particolari.

Ci svegliamo al mattino con la luce che filtra dallo spazio tra le due pesanti tende bordeaux del nostro "box", affacciata su un tripudio di verde.

 



Zeno si offre persino di fare da cameriere e quindi eccolo lì col suo grembiulino legato in vita, pronto ad accogliere gli ospiti e portare al tavolo la cesta del pane. Lui e Anselmo sono proprio una coppia particolare, quasi nonno e figlio che si aggirano discreti e eleganti tra i tavoli addobbati, mentre noi beviamo dai calici un vino della casa che va giù fresco. Possiamo anche rilassarci in piscina o a bordo vasca (beh, forse rilassarci è un parolone, meglio dire "ammirare il contrasto cromatico dell'acqua azzurra su sfondo di natura, badando ai due nanetti scatenati"). 


Da questa base partiamo a esplorare: un bosco di gnomi e fate, i Mazzamurelli, che comincia con un percorso da intraprendere scalzi, tra farfalle, lavanda, specchi d'acqua da attraversare tenendosi al corrimano, per poi concludere con giochi sfrenati e esplorazione di sentieri ricchi di esseri fatati.



Riserva davvero molte sorprese piacevoli questa zona, siamo proprio felici della scelta.

 Una breve carrellata dei giri fatti: Amandola e Sarnano, due borghetti antichi, ancora martoriati dal terremoto di quasi dieci anni fa, proprio come la povera Norcia, piena di lavori in corso. Ammiriamo, prima di arrivare al famoso paese, la piana di Castelluccio, una distesa di campi che quest'anno non sono fioriti ma che ci riserva comunque uno spettacolo notevole, fotografato da più angolazioni.

Alterniamo varie scarpinate nella natura, infarcite di storie fantastiche, di orchi, hobbit, di giochi di parole e rime da cercare. 


Ci immergiamo nella tanto rinomata gola dell'Infernaccio, un orrido che porta a un eremo, per poi attraversare altri sentieri in cui incontriamo greggi al pascolo.  

 

Forca Canapine, Forca di Presta, escursioni che possiamo effettuare senza badare all'orario perché non rischia mai di fare troppo caldo e quando le finiamo eccoci lì a improvvisare pic-nic, o a gustare un panino a una bancarella lungo la strada. 

 




Quando possiamo, montiamo le amache e ci dedichiamo del tempo ristoratore, così come abbiamo fatto durante il tragitto verso l'entroterra, quando il pit-stop di metà giornata ha preso il nome di Torre di Palme (e che gran bella scoperta, un borghetto un po' arroccato, vista mare, pietra, fiori e un bar dai colori sgargianti che ci ha permesso di ristorarci un po').
Tra uno scatto fotografico e l'altro percorriamo viuzze, saliscendi, scalinate, con un'Adelina sempre più propensa a camminare, trotterellando dietro al fratellone occhi di cielo e capelli di sole che le apre la strada.
 Una vacanza che termina a Gradara, la mattina di un sabato ancora con pochi turisti in giro, tra negozi appena aperti, cappucci e brioches che ci danno un buongiorno in realtà cominciato più di due ore prima, quando ci siamo congedati, alle prime luci dell'alba, dalla Cittadella dei Sibillini.
Giro delle mura, visita al castello, acquisti di souvenir e spada con scudo in legno per il piccolo cavaliere.
 
Ho rivissuto con le parole quelle che sono state due settimane piene, da girovaghi, apprezzando quello che riuscivamo a scoprire, senza la fretta e la frenesia che contraddistinguevano i viaggi di quando eravamo solo in due. Tempo lento, che a volte sembrava dilatarsi fino a inghiottire ogni istante, mentre in altre occasioni quasi non ci faceva rendere conto della quantità di esperienze vissute, al termine di ogni giornata.
 
Sempre gratitudine infinita, per tutto quello che ho potuto vivere e condividere con chi amo, pronti a percorrere ancora ogni tipo di sentiero insieme, in ogni passo del domani.
 

 
 
 

 



 

 








lunedì 30 giugno 2025

30 giugno, un arrivederci per ritrovarsi nel "Nostro posto nel mondo".

Il trenta giugno è un po' un pugno nello stomaco. Una frase pronunciata da una deliziosa collega giovane, anche lei letterata, che mi ricorda la me di qualche anno fa, con la stessa dolcezza (che fortunatamente non ho mai abbandonato, nonostante gli anni avanzino). Quanto è vera la sua affermazione. Stiamo festeggiando la fine dell'ultimo Collegio docenti, durato tante ore e con un caldo insopportabile. Molti i punti all'ordine del giorno,come anche i ventagli sventolati tra le mani dei presenti, con la testa e la pancia già proiettate all'aperitivo di saluti che sarebbe seguito. Ridiamo, ridiamo tantissimo tra noi prof della scuola media. Siamo proprio una grande squadra. Non ho molti metri di paragone, a essere onesta: la mia esperienza precedenze risale agli anni sardi, alla Giba che per sempre resterà nel mio cuore di prof alle primissime armi. Un ambiente più intimo, indubbiamente, di cui conservo straordinari ricordi. Da quando vivo qui, non ho che potuto riconfermare, a ogni fine di anno scolastico, quanto io sia privilegiata a lavorare esattamente nel "settore" che più mi appaga. Certo, la strada per arrivarci è stata lunga, se penso che molti amici al mio primo incarico come docente già lavoravano da diverso tempo... ma quanto ne vale la pena. Ogni giorno, per miliardi di motivi, che vanno dalle incredibili soddisfazioni sul piano umano (relazioni in primis, con studenti, colleghi e anche genitori in diversi casi), a quelle più prettamente didattiche. L'a.s. 2024/2025 è stato un fuoco d'artificio. Iniziato in quel settembre un po' pieno di dubbi, al rientro dopo la mia seconda maternità, con una classe che "perdeva" un docente importante e si ritrovava una perfetta sconosciuta per 10 ore settimanali (un'eternità se non riesci a lasciarti coinvolgere, fidatevi). Però il feeling c'è stato, piuttosto velocemente. Quei ragazzi che quando parlo di loro mi si illuminano gli occhi, sempre. Sono stata una prof fortunata, ma proprio tanto. Con dei colleghi invidiabili, alcuni proprio strepitosi. Quella scuola, la nostra scuola, che ogni volta ci arricchisce, ci permette di costruire ricordi, di imparare, di metterci in gioco. Di ogni collega carpisco qualcosa di particolare, un modo di essere, di pensare, un punto di vista, una qualità. Per una come me che la relazione sta alla base sempre, che coltivare una piantina no grazie, ma se si tratta di seminini di bene che si trasformano in amicizie, sempre pronta. Sono reduce da una serata di saluti, quelli con un velo di malinconia, quelli fatti di abbracci, di speranza che a settembre ci si possa ritrovare ancora lì perché le graduatorie per alcuni sono sempre un'incognita gigantesca. Dei boccali di birra che tintinnano con lei, la donna-insegnante di lettere, diventata amica nel giro di così poco che mi sembra di conoscere da sempre. Un abbraccio con la collegAmica di mate che ha dato lezioni di pazienza e tenacia a chiunque, in questi ultimi mesi e che è l'emblema della pacatezza. Di quel mattacchione pieno di entusiasmo che è come un fratello ispanico per me, oramai. Per le colleghe di sostegno che sostenevano molto più di quanto fosse loro "richiesto" meramente dal contratto di lavoro. E tanti, tantissimi altri che c'erano al tavolone di legno questa sera, tutti lì in fila a ridere, chiacchierare, augurarsi buone vacanze, rivivere con le parole episodi folli, indimenticabili, assurdi che ci hanno visti protagonisti insieme ai nostri ragazzi, perché alla fine se siamo lì a festeggiare gli sgoccioli di un anno scolastico è per merito di quei preadolescenti che scandiscono le nostre giornate, che vediamo trasformarsi sotto i nostri occhi e insieme ai nostri gesti di cura quotidiana. Esami strepitosi che porteremo nel cuore, che chissà quando mi ricapiterà una terza A così (mai dire mai, ma il metro di paragone qui è proprio alto... non solo didatticamente parlando). Il mondo della scuola è veramente un caleidoscopio di meraviglia. Ho imparato tanto, tantissimo, non smetterò mai di farlo e nel frattempo insegnerò con ogni parte del mio corpo. Con la mente per trasmettere quello che conosco. Con gli occhi per dedicare attenzioni a tutti quelli che ne hanno bisogno. Con le mani per prendermi cura anche con i gesti. Rassicurando, guidando, aiutando a trovare la propria direzione. Sempre, sempre con le parole. Pronunciate, lette, scritte per ogni occasione necessaria. Certo, lavorare a scuola è uno spasso per i più, quanti mesi di vacanza, pensa te, uno stipendio per fare niente... ma non è di certo il luogo o il contesto per mettersi ad analizzare quanto L'ESSERE un insegnante coinvolga ogni fibra, pensiero del proprio animo e anche corpo in certi casi. Per quei giorni e notti in un viaggio di istruzione che ti lascia dentro tanto - oltre a un quintale di responsabilità! - per le ore dedicate ai circle times per far uscire qualcosa anche da chi fa fatica a esprimere quello che ha dentro. Per gli "esperimenti sociali" che resteranno impressi anche a loro e ti rendi conto sono stati un grande insegnamento per tutti, nonostante fossero un enorme azzardo. Per le lettere che ti arrivano alla fine piene di parole che ti commuovono fino al midollo. Tutto questo, lo sappiamo noi, è una sorta di mistero affascinante che resterà impossibile per chi ne è al di fuori (ma non per chi ci è accanto, perché loro sanno quanto e come la scuola ci possa assorbire in ogni frazione di tempo, sempre, in qualunque circostanza, anche quelle più impensate! E grazie anche a loro, a quelle persone che amandomi mi permettono di dedicarmi al meglio a quello che "solamente" lavoro non lo sarà mai). La stessa persona splendida che qualche ora fa ha sostenuto quanto oggi sia un po' un "Pugno nello stomaco" perché segna una fine, mi ha scritto, poco fa, che la scuola è proprio il nostro posto, nel mondo. Non potrei essere più d'accordo con lei. P.S. Zeno, alla scuola dell'Infanzia, ha creato il suo ritratto. Si è decorato per bene e poi, nella vignetta di come si vede da grande ha fatto scrivere proprio così. Insegnare a scuola, come la mamma.