Ho viaggiato molto, ho vissuto esperienze particolari e indelebili che si sono impresse sulla pelle e al di sotto di essa più di quanto lo possa fare un qualunque tatuaggio. Ho amato e continuo a farlo, prendo fogli e scrivo liste di desideri da realizzare, un giorno. Sogno mettendo sui verbi tanti accenti, "farò", "sarò", "avrò"...e il mio presente assume un senso nuovo se rivestito dell'abito imperfetto del futuro.
Sto leggendo un libro intriso di una forte spiritualità, un libro "àncora", di quelli che te li consiglia qualcuno di speciale e già dal titolo te ne innamori. Lo ha scritto una donna forte, che ha fatto della solitudine uno stile di vita. Ma riempie le pagine descrivendo quanto sia differente l'isolamento dalla volontà di allontanarsi dal mondo, senza però astrarvisi. Scrive di preghiera, di fede, di semplicità con cui vivere insieme alla natura. Io leggo, e la invidio. Per la sua costanza, per la sua scelta seria e portatrice di felicità. Adriana Zarri è nata a San Lazzaro di Savena, come Guccini. Chissà se si sono mai conosciuti. Di sicuro apprezzati sì.
In questo maggio piovoso è esplosa la natura, i fiori sbocciati anzitempo, le foglie rinvigorite a pesare sui rami impreparati a tale tripudio di vita. E i terremoti improvvisi, esplosi insieme a una bomba. Vite che finiscono, interrotte da qualche carica di esplosivo. Nulla di nuovo per i telegiornali che ritornano a urlarci addosso nomi, a sbandierare volti, a invitarci a puntare dita "contro". Così ci disabituiamo a puntare dita "verso".
Posso dire concluso questo post di spezzoni di pensieri, posso tornare tra le parole già scritte, a cercare un po' di spazio in quell'eremo, che non è un guscio di lumaca.
Adriana Zarri, 1919-2010