La Rivista Culturale

sabato 15 febbraio 2014

Bullshit about recycled bullshit and on and on.

Per chi sapesse l'inglese, il titolo è chiaro. Molto chiaro.
Traduco per gli amici poco anglofoni: "stronzate su altre stronzate (riciclate) e così via..."
L'ho ripescata tra i miei appunti di un esame universitario, linguistica dei media. Durante quella lezione era venuto a parlarci un esperto di blog, e la citazione (di un tizio, tale Wine se non ricordo male), si riferiva ai contenuti autoreferenziali e vuoti che spopolano nei blog - tutti i blog - del mondo.
Non mi metterò di certo a fare un'apologetica sui contenuti di questi immensi barattoli di materia virtuale, mi limito solo a recuperare la frase per ricontestualizzarla.
Date un microfono a un uomo - qualunque uomo - e vi sorprenderà (forse, addirittura, convincerà?).
Il motto di oggi, di oggi come ieri in realtà, perché ognuno crede sempre di essere nel momento decisivo per la storia, quello che "chissà cosa scriveranno nei libri di scuola tra anni, su questo fatto...", il motto, dicevo, è propinare bullshit.
In ogni modo, luogo, lingua. Tutti devono essere raggiunti dalle bullshit (invariato, non aggiunge s al plurale), per essere persuasi dalla loro forza vuota e dirompente.
No, non sto parlando dei soliti "politici-blablabla". Certo, loro sono degli illustri esempi di quanto una frase possa essere condita, infarcita, insaporita, speziata, cotta e stracotta, e noi elettori, pronti a mandarla giù, assieme alla cena e alla colazione del giorno dopo.
Ma provate, per un attimo, a ripensare alla giornata appena conclusa: quante volte vi è venuta voglia di zittire l'interlocutore, in preda a un attacco di bullshite acuta? Quanti sono i discorsi per cui valga davvero la pena di sprecare tempo (e parole)? Non voglio passare per una di quelle esaltate della "censura del pensiero poco profondo", ma, per l'amor del cielo, (altro intercalare vuoto, giusto per restare in tema), vogliamo veramente tirare innanz (da buoni lombardi!) e ripetere all'infinito lo straziante assioma di "piove, governo ladro"?
Perché alla fine, riconduciamo tutto a due sole grandi, fondamentali categorie discorsive: lo schifo del tempo e della classe dirigente.
Sì, sto generalizzando, e ciò mi urtica, non credete. Ma una svegliata ci vuole, una (ri)presa di consapevolezza di ciò che siamo e delle capacità di cui disponiamo.Che ognuno si faccia delle idee proprie, signori (immaginatevelo in Renzi style) mettiamoci davvero in gioco, smettiamola di belare in gruppo contro o pro il tale fatto o il tale tizio.
Nel teatro del giorno qualunque, ognuno crede di avere un microfono tra le mani (io per prima, usando questo blog come mio palcoscenico). E dunque stupiamo chi ci è accanto, sorprendiamo prima di tutto noi stessi, mandiamo pure Jaki Elkan a quel paese quando (ri)dà a noi giovani l'appellativo di "choosy", ma, per favore, dimostriamo di avere un cervello che sia in grado di produrre altro, oltre allo status di facebook in cui ci lamentiamo di come va il mondo. 

(sì, avevo bisogno di sfogarmi.
E sì, probabilmente potete darmi della egocentrica spara-bullshit, ma almeno questo pezzo di prezzemolo incastrato tra i denti me lo sono tolta. - la metafora del sassolino nella scarpa è un tantino inflazionata, concedetemi questa immagine meno delicata ma altrettanto efficace.)