La Rivista Culturale

domenica 16 settembre 2018

Un anno in più.

Mi sono svegliata presto, stamattina, pronta ad accogliere un'alba timida, nascosta dietro le nuvole.
I colori sul mare erano comunque sfavillanti, con le sfumature e le cromie che spaziavano dall'ocra all'arancione acceso. La passeggiata con Thorin, sempre felice di annusare il mondo, soprattutto in un'ora così fresca. Talmente fresca che appena abbiamo messo piede (e zampa) in casa, il cielo ha iniziato a sgocciolare, mentre sorridevo della fortuna di essere tornati appena in tempo.
Al rientro qualche risposta a messaggi e telefonate, molti "grazie" sorridenti, che recuperavano con la tecnologia i chilometri di distanza che non mi permettono di guardare negli occhi di quelle persone (amici, parenti, amore) e dimostrare la mia gratitudine.
Tra una lavatrice e un po' di pulizie (perché anche nel giorno del proprio compleanno, specialmente con un bovaro che gira in casa, i mobili sono da spolverare e il pavimento da aspirare!), una (ennesima) risistemata all'armadio, scegliendo vestiti da donare alla raccolta indumenti perché oramai han fatto la loro storia, una ciambella da infornare, la mattinata è volata via.
Con lo scodinzolio del mio compagno di quotidianità ho terminato di leggere un romanzo piuttosto lungo, crudo e tosto, ma che mi ha coinvolta parecchio (grazie ancora per il consiglio,Arina!), ovvero "Il selvaggio" di Arriaga,
Altri messaggi, altre telefonate.
Varie mail mi avvisano che per il giorno del mio compleanno c'è un'imperdibile offerta che mi aspetta nel tal negozio. Ma credo me la perderò, senza alcun dispiacere, impegnata come sono a prepararmi la borsa per il primo giorno di scuola. O meglio, per il primo giorno di terza.
Domani si comincia, e lo farò nel più zuccherato dei modi, con un vassoio di dolcetti e un sacchetto pieno di altrettante leccornie, da condividere con colleghi vecchi e nuovi e gli alunni, loro sempre gli stessi. Iniziamo a tracciare il primo segno del cerchio che si chiude, miei pargoli. Iniziamo a finire insieme. Ma iniziamo anche addentando una sfogliatina, così l'incipit sarà più goloso!
Si fa sera, un altro giro con il pelosone, con il sole meno potente e una prima sensazione di essere entrati sul serio,
nella seconda metà di settembre.
Intanto quella ciambella, che nel frattempo ho sfornato, attende un paio di cari ospiti, così da chiudere in compagnia quella che è stata una giornata trascorsa all'insegna di (quasi) tutto ciò che amo.
Insomma, buon compleanno a me, che rileggo uno degli auguri più belli ricevuti, che recita così:

"che tu possa rispondere agli appelli del destino con tutta la vitalità di cui sei capace. Come hai sempre fatto. E che riesca a far imparare ai tuoi bambini anche quelle cose che non si possono insegnare"
Anche se non è scritto in uno dei tuoi biglietti/lettera, come sei solito fare, è un augurio che conserverò nel cuore. Grazie papà.

mercoledì 5 settembre 2018

Libri che liberano: parte 1. (consigli di lettura provati sui miei occhi)


L'estate persiste, qui nel sud Sardegna, con un sole che scalda corpi e cuori. Sono tornata da poco dopo un lungo periodo trascorso "in continente", in una zona unica della nostra bella penisola: il nord del lago di Garda. Qui, tra pedalate e ottime mangiate (di polenta soprattutto!), mi sono dedicata a una delle mie grandi passioni: divorare libri.
Ora, in realtà questo termine non mi piace molto quando si parla di pagine da sfogliare, perché "divorare" rimanda a una ingordigia senza gusto, un accanimento nei confronti di un cibo (o un libro!) che si consuma a grandi morsi, senza apprezzarne i dettagli. 
Per mia fortuna, sono riuscita a godermi ogni sfumatura delle storie che raccontavano, mi sono affezionata a certi personaggi, non sopportandone altri, ho vissuto in sconfinate praterie americane per poi immergermi nei vicoli caotici di una Napoli che spaventa.

Come ho fatto anche al termine delle scorse vacanze, ecco quindi una piccola rassegna di consigli letterari... Per oggi, vi allieterò con 3 brevissime recensioni. 

TRILOGIA DELLA PIANURA di Kent Haruf:
 il cofanetto che funge da colonna portante al resto dei libri, lo trovate nella foto lì a sinistra in bella vista, coi suoi tre gioiellini dalle copertine color pastello. "Benedizione", "Canto della pianura" e "Crepuscolo" sono i volumi di una trilogia che incanta il lettore, trasportandolo in un'ambientazione che, giuro, vi sembrerà una seconda casa. 
Sospesi nel tempo, immersi in storie semplici ma dense allo stesso tempo che si intrecciano con una maestria rara, i cui personaggi fanno trapelare una concretezza disarmante.
Lo stile asciutto e preciso di Haruf, la sua ricerca ossessiva del termine perfetto per ogni situazione, consacra questa trilogia al primo posto tra le letture estive. Imperdibile poi anche il suo delicatissimo "Le nostre anime di notte", da cui è stato tratto un bel film (disponibile su Netflix) in cui due anziani Robert Radford e Jane Fonda (ri)scoprono l'affetto in tarda età. Scritto così suona banale, ma giuro che mentre lo vedrete/leggerete, vi sentirete avvolti da una dolcezza lieve.

LA PARANZA DEI BAMBINI di Roberto Saviano
un libro crudo, aspro, un limone da succhiare che mette i brividi. Saviano racconta la sua Napoli dal punto di vista più acerbo ma vecchio allo stesso tempo: la paranza. Gruppo mafioso di adolescenti senza alcuno scrupolo se non quello di arricchirsi e vivere l'oggi perché il domani è incerto e probabilmente non durerà. Dialoghi in dialetto che rendono ancor meglio lo scenario di povertà intellettuale che dilaga in una città in cui caos sembra la parola d'ordine. Storie ispirate a eventi accaduti, sparatorie dai tetti di balconi per esercitarsi a "diventare uomini". Un libro in cui "faticare" non significa letteralmente "provare fatica", "lavorare", ma "andarsi a prendere i soldi", "farseli". Entrare in una tabaccheria con il volto coperto e la voce camuffata per esigere l'incasso di una giornata di lavoro per poi festeggiare con droga e fiumi di champagne. Giovani ingordi di un successo personale labile, misurato in marche di vestiti, capaci di farsi la guerra per uno sguardo di troppo lanciato alla fidanzata di uno del gruppo. 
Un libro che fa paura ma che non può essere ignorato.

PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI di Luigi Garlando
Come si fa a spiegare la mafia a un bambino? Semplice: si racconta una storia. Questo è quello che fa un padre siciliano con suo figlio che di nome ha proprio Giovanni, in onore del magistrato italiano simbolo della lotta a uno dei mali più insiti nella nostra nazione. Sfogliando le pagine di questo libro si ripercorrono le tappe della vita di Falcone, scoprendo dettagli privati, aneddoti, ma scontrandosi anche con le difficoltà enormi che ha dovuto affrontare, prima tra tutte la solitudine estrema.
Pensato anche per lettori giovani, si propone come un ottimo testo, scorrevole e avvincente, per indagare i tentacoli della terribile "Piovra" che ha distrutto tante vite umane. Un testo che proporrò ai miei alunni, ora che stanno per affrontare la terza media e che quindi sono sempre più addentro alle molteplici complicazioni del mondo.

P.S.: Nella foto manca Mattatoio N.5, di Kurt Vonnegut, uno dei libri contro la guerra più assurdi, strampalati e veri che siano mai stati scritti.