La Rivista Culturale

domenica 13 maggio 2018

A te che mi hai insegnato i sogni e l'arte dell'avventura, a te che credi nel coraggio e anche nella paura, a te che sei la miglior cosa che mi sia successa, a te che cambi tutti i giorni e resti sempre la stessa

Ho infornato la torta in una domenica pomeriggio di sole.
Il profumo inizia a diffondersi per la casa, mentre inevitabilmente, oggi più che in altri giorni il mio cuore torna un po' più su, verso nord. Verso quella che è stata per me "casa" fino a qualche anno fa.
Oggi che è la tua festa, e dopo aver trascorso la mattinata tra spesa, fornelli e piatti, ti starai godendo un film al cinema, dato che in Brianza il tempo è "na schifezza", come mi hai detto prima per telefono.
E se posso cucinare una torta con piacere, lo devo a te, che mi hai trasmesso anche questa passione, quella per la cucina. Certo, tu sei una cuoca imbattibile (i tuoi scialatielli dovrebbero essere inseriti nel patrimonio UNESCO), ma ogni volta che mi dedico alla cucina, è come se un po' di te sfogliasse il libro delle ricette, mescolasse le uova con la farina, fosse orgogliosa del piatto appena preparato.

Torneranno i giorni in cui questa festa la potremo trascorrere insieme, con un mazzo di fiori colorati, uno dei miei soliti biglietti che ti fanno commuovere e un bel pranzo insieme, magari. Cucinato da me, si intende. Almeno per la tua festa...

Mi hai raccontato di quando ero piccolina, dei nostri lunedì insieme, di come eravamo prese dai giochi (tu acconciata da Pippi Calzelunghe, in sella al mio triciclo, mentre io ti spingevo per il cortile) e all'improvviso veniva a trovarci la nonna, che subito chiedeva preoccupata se avessi fatto la merenda. Ridevi nel raccontarmi di quante volte te l'eri dimenticata, la merenda, talmente eravamo intente a divertirci insieme. Perché i momenti così non potevano essere la quotidianità, perché solo la domenica e il lunedì le parrucchiere chiudono il negozio, anche se la tua assenza a causa del lavoro veniva egregiamente supplita da un'altra donna che per me avrebbe scalato mari e monti. La nonna Diva e i suoi passati di verdura, la nonna Diva e i pomeriggi trascorsi a imparare le tabelline e, poco più grande, io a leggere per lei i libri che una volta erano stati tuoi.

E le sere, al ritorno dalle tue giornate piene di lavoro (non solo di capelli, ma anche e soprattutto  di parole, lamentele, confidenze di tutte le tue clienti di questi anni)  avevi la pazienza di guidarmi nei miei primi passi, sul pavimento di casa prima e sull'asfalto della vita poi.

Quanti consigli preziosi, quante giornate indimenticabili insieme.

Salivamo la scala ballando sulle note di una canzone che non so bene se esista davvero o l'avevi inventata tu, giocavamo a "le signore", inventandoci storie di noi due in veste di casalinghe indaffarate, nonostante io avessi a malapena 8 anni, o forse meno.

Le nostre brevi fughe estive in Liguria, per ritagliarci qualche giorno di noi, e prima ancora le serate al cineforum, nonostante la voglia di uscire, il martedì sera fosse sempre difficile da trovare. Poi discutevamo del film visto, e sì che ne era valsa la pena di non infilarci il pigiama alle 9.
I libri che ci consigliavamo a vicenda, e che continuiamo a consigliarci ancora oggi, mandandoci foto su Whatsapp e link ad articoli di recensioni.
Quante serie tv condivise sul divano, quante colazioni fuori e quanti aperitivi ci siamo godute.

Tenacia e bontà, ecco quello che sei per me. Oltre a positività, sorriso, gratitudine, gentilezza. Orecchie per ascoltare, bocca per consigliare.
Mani per stringermi a te.

Vado a controllare la torta, mentre penso che sarebbe così bello potertene far assaggiare una fetta anche se tu "non sei di dolci, né di primi" come ripeti sempre.

Il mio debito più grande con la Vita sei tu, insieme al papà ovviamente.
E riscattarlo per tutto il tempo che mi sarà concesso, essendoci per te quanto tu sei stata presente per me, credo sia il miglior modo per dirti GRAZIE, MAMMA.



sabato 5 maggio 2018

Abbiamo imparato



"Cosa ci fa vedere, prof?"
Le mie dita armeggiano con la tastiera del pc.
Youtube. Parole chiave: piano, Amelie. Eccola.

"Non vi faccio vedere niente. C'è solo da ASCOLTARE."

E allora play. Di musica. Di voce che legge una poesia, una dichiarazione, uno scritto uscito di getto, la sera prima. Ispirata dai versi di Maya Angelou.

"Ho imparato che la vita è imprevedibile, ma possiamo fare del nostro meglio per renderla piena di significato, per noi e per gli altri;
ho imparato a pronunciare una parola difficile e pesante come SCUSA, e sentirmi incredibilmente leggera nel farlo;
ho imparato che centosessanta chilometri al giorno possono trasformarsi in una bella avventura, anche se all'apparenza sono solo "un mucchio di strada...";
ho imparato e sto imparando a svolgere quello che, secondo me, non è solo i lavoro più bello del mondo, ma proprio un modo di vivere: insegnare;
ho imparato a vivere lontana da mamma e papà, anche se ogni giorno mi mancano;
ho imparato che non si smette mai di imparare;
ho imparato che ascoltare è uno dei più bei regali che si possono fare gratuitamente alle persone, certe volte;
ho imparato che l'amore ti riempie la vita come nessun'altra cosa è in grado di fare;
ho imparato che ci portiamo dentro chi non possiamo più avere accanto;
ho imparato che certi momenti rimarranno per sempre nel cuore, a illuminare i periodi bui che, inevitabilmente, capiteranno lungo il cammino;
ho imparato e tanto ancora imparerò, e sono grata alla Vita per questo."

Alzo gli occhi dal foglio e in quel frangente, le loro mani iniziano ad applaudire, con gli occhi che brillano di gioia e di emozione che sì, è arrivata dove speravo arrivasse.

"Ma lei ci vuol far piangere..." commenta S., dietro i suoi occhiali azzurri.

Sorridiamo entrambe, perché ora è il loro momento di raccontare, dopo averlo fatto a se stessi, che cosa hanno imparato, in questa loro pur breve ma piena vita. Un compito di cui nessuno si è lamentato, uno dei compiti che sono più curiosa di leggere, ma che mai, assolutamente, correggerò.
 Perchè quello che hanno scritto non può essere sbagliato. 

I più timidi mi allungano il foglio scritto a mano, "lo legga lei, per piacere...", qualcuno, più coraggioso si avvicina alla cattedra con la voglia di raccontarsi.

Lasciamo il sottofondo musicale, è piaciuto ai ragazzi.
Qualcuno, a brano finito, propone un'altra musica, sempre note di pianoforte ma accompagnate da una voce struggente, la voce di Gary Jules. Mentre solo ora, rileggendo il testo di Mad World, mi rendo conto di quanto quella canzone, fosse perfetta. Per quel momento, per loro, per noi.



"Children waiting for the day they feel good 
Happy birthday, happy birthday 
And I feel the way that every child should 
Sit and listen, sit and listen
Went to school and I was very nervous 
No one knew me, no one knew me 
Hello teacher tell me, what's my lesson? 
Look right through me, look right through me"
Un verso che rimbomba con tutta la sua forza, nella mia quotidianità. 
Di me, insegnante che impara, scrutando nelle loro innumerevoli mutazioni, mentre i dodici anni diventano tredici, e hanno voglia di raccontarmi, uno per uno, cosa hanno imparato dalla vita... mentre il cuore si riempie di commozione e i loro versi, scivolano nell'aria soffiati dalla mia voce


"Ho imparato che le persone cambiano
e con loro il modo di pensare;
ho imparato che la pazienza
nella vita è tutto e che vale la pena aspettare;
ho imparato che ogni rapporto è importante
e che nulla è scontato;
ho imparato a crescere e 
ad imparare da chi sa..."

"ho imparato che le sensazioni bisogna viverle tutte
ho imparato che si cade spesso in basso, in molti sensi, ma la cosa più importante è alzarsi e guardare avanti
ho imparato a lasciar perdere molte cose"

"ho imparato a saper accettare
ho imparato a saper aiutare
ho imparato a sapermi divertire con un pallone fra i piedi"

"ho imparato che si può sapere molto di una persona anche solo dallo sguardo
ho imparato cosa significhi la parola "rispetto"
ho imparato a studiare"

"ho imparato che noi non dobbiamo cambiare per essere accettati dagli altri, è sempre meglio essere noi stessi che fingere di essere chi non sei.
Ho imparato che nella vita ci dobbiamo accontentare delle cose che ci possono o che ci possiamo permettere"

"ho imparato che nascondersi dietro una maschera non serve a niente.
Ho imparato a non nascondere i miei sentimenti.
Ho imparato che molte persone smettono di fare sport per paura delle prese in giro.
Ho imparato ad essere responsabile delle mie azioni" 

"Ho imparato che bisogna studiare per raggiungere gli obiettivi che si vuole raggiungere.
Ho imparato che la vita non è fatta solo di delusioni.
Ho imparato che per realizzare un sogno bisogna crederci.
Ho imparato che le persone, per quanto siano crudeli, per quanto siano cattive, non lo fanno per farti arrabbiare, ma per farti capire quanto sei forte.
ho imparato che se si vuole bene a qualcuno lo si deve lasciare andare per la sua strada.
Ho imparato che il proprio cammino è pieno di scoperte..."

"Ho imparato che la vita è troppo breve per preoccuparsi di ciò che pensano gli altri.
Ho imparato che certe parole fanno più male di uno schiaffo.
Ho imparato che gli amici si conquistano mostrando loro chi siamo realmente.
Ho imparato che non si giudica un libro dalla copertina..."

"Ho imparato ad affrontare la giornata con il sorriso.
Ho imparato che la distanza da una persona crea sofferenza.
Ho imparato che dietro un rimprovero c'è sempre un insegnamento.
Ho imparato che occorre molto tempo per ottenere la fiducia di una persona e pochi secondi per distruggerla.
Ho imparato che è bello fare qualcosa per gli altri, in cambio di un semplice sorriso.
Ho imparato che per essere felici non serve avere molto ma dare importanza alle piccole cose..."

"Ho imparato che dopo tante brutte giornate prima o poi tornerà il sole.
Ho imparato che arrabbiarsi non serve a niente.
Ho imparato che tutti abbiamo bisogno di un amico.
Ho imparato che è importante leggere e scrivere.
Ho imparato che sbagliando si impara..."

"Ho imparato che se mi impegno ottengo buoni risultati.
Ho imparato che è utile saper fare tante cose, come il letto la mattina.
Ho imparato a voler bene ai miei amici.
Ho imparato che è importante imparare."

"Ho imparato che andare a scuola serve,
ho imparato che la vita va sempre avanti,
ho imparato che è bello avere animali,
ho imparato che mi devo divertire..."

"Ho imparato a vivere la vita con più serenità e allegria.
Ho imparato a credere in me stessa e a non arrendermi mai.
Ho imparato a lottare un po' di più per ottenere qualcosa..."

"Ho imparato che un amico non è solo un compagno di studi, ma è una persona che ti fa stare bene.
Ho imparato a non farmi influenzare perché io ho un cervello e posso ragionare.
Ho imparato a disegnare i miei pensieri e le mie passioni e a condividerle con chi mi sta a fianco
Ho imparato che con la gentilezza si ottiene di più."


Sono solo alcune, delle loro cose che hanno imparato. Un pezzo di ognuno, una manciata di versi estrapolati dai loro fogli che vorrei conservare per sempre, nei cassetti della mia memoria. 
E dico che io,
Ho imparato a volervi bene, come si fa con quelle cose della vita che vengono naturali. 

Respirare.
Andare in bicicletta.
Inghiottire la saliva.
Chiudere gli occhi durante uno starnuto.


Volervi bene.