La Rivista Culturale

sabato 2 marzo 2013

come quei piccioni in fila...

Disposti ordinatamente, qualche battito d'ali appena, appesi come mollette al contrario per panni invisibili stesi al sole.
Piccioni o un'altra razza di uccelli, chi lo sa.
Da dove sono io, dalla strada che calpesto, non li riconosco.
Meritano una foto, per la loro tranquilla stasi.
Chissà come sarebbe se spiccassero il volo tutti insieme, all'unisono.
A mezz'aria, come certe persone indecise, come chi il volo non lo sa spiccare perché gli manca il paio d'ali, e se anche ce lo avesse, non saprebbe che farsene.
In fondo, basta poco. Due pali, qualche riga di fili della corrente, e quegli animali ne sono attirati. Breve sosta prima dell'ennesima planata.
Una battuta di una commedia italiana si domandava:
"Ma, secondo te, gli uccelli sanno che noi non sappiamo volare o pensano che non ne abbiamo voglia?"


Io non mi sento un paio d'ali nascoste tra le spalle. Se ho qualche aspirazione la inseguo camminando, non correndo a capofitto verso di lei. Così non inciampo mentre seguo la strada, mi lascio distrarre dal paesaggio che incontro durante il percorso magari, e chi può dirlo, può darsi modifichi la rotta scegliendo un sentiero diverso. Ma sono sicura che il futuro non sta nel cielo, e quegli uccelli disposti in silenzio, composti, lo sanno.
Loro lo attraversano volando, io, come tutti gli umani bipedi, lo percorro attraverso le tappe e i saliscendi della vita.
Solo che, nel frattempo, loro stanno lì, a godersi il panorama.
In fila.

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