La Rivista Culturale
lunedì 30 giugno 2025
30 giugno, un arrivederci per ritrovarsi nel "Nostro posto nel mondo".
Il trenta giugno è un po' un pugno nello stomaco.
Una frase pronunciata da una deliziosa collega giovane, anche lei letterata, che mi ricorda la me di qualche anno fa, con la stessa dolcezza (che fortunatamente non ho mai abbandonato, nonostante gli anni avanzino). Quanto è vera la sua affermazione. Stiamo festeggiando la fine dell'ultimo Collegio docenti, durato tante ore e con un caldo insopportabile. Molti i punti all'ordine del giorno,come anche i ventagli sventolati tra le mani dei presenti, con la testa e la pancia già proiettate all'aperitivo di saluti che sarebbe seguito.
Ridiamo, ridiamo tantissimo tra noi prof della scuola media. Siamo proprio una grande squadra. Non ho molti metri di paragone, a essere onesta: la mia esperienza precedenze risale agli anni sardi, alla Giba che per sempre resterà nel mio cuore di prof alle primissime armi. Un ambiente più intimo, indubbiamente, di cui conservo straordinari ricordi.
Da quando vivo qui, non ho che potuto riconfermare, a ogni fine di anno scolastico, quanto io sia privilegiata a lavorare esattamente nel "settore" che più mi appaga. Certo, la strada per arrivarci è stata lunga, se penso che molti amici al mio primo incarico come docente già lavoravano da diverso tempo... ma quanto ne vale la pena. Ogni giorno, per miliardi di motivi, che vanno dalle incredibili soddisfazioni sul piano umano (relazioni in primis, con studenti, colleghi e anche genitori in diversi casi), a quelle più prettamente didattiche. L'a.s. 2024/2025 è stato un fuoco d'artificio. Iniziato in quel settembre un po' pieno di dubbi, al rientro dopo la mia seconda maternità, con una classe che "perdeva" un docente importante e si ritrovava una perfetta sconosciuta per 10 ore settimanali (un'eternità se non riesci a lasciarti coinvolgere, fidatevi). Però il feeling c'è stato, piuttosto velocemente. Quei ragazzi che quando parlo di loro mi si illuminano gli occhi, sempre. Sono stata una prof fortunata, ma proprio tanto.
Con dei colleghi invidiabili, alcuni proprio strepitosi. Quella scuola, la nostra scuola, che ogni volta ci arricchisce, ci permette di costruire ricordi, di imparare, di metterci in gioco. Di ogni collega carpisco qualcosa di particolare, un modo di essere, di pensare, un punto di vista, una qualità. Per una come me che la relazione sta alla base sempre, che coltivare una piantina no grazie, ma se si tratta di seminini di bene che si trasformano in amicizie, sempre pronta.
Sono reduce da una serata di saluti, quelli con un velo di malinconia, quelli fatti di abbracci, di speranza che a settembre ci si possa ritrovare ancora lì perché le graduatorie per alcuni sono sempre un'incognita gigantesca. Dei boccali di birra che tintinnano con lei, la donna-insegnante di lettere, diventata amica nel giro di così poco che mi sembra di conoscere da sempre. Un abbraccio con la collegAmica di mate che ha dato lezioni di pazienza e tenacia a chiunque, in questi ultimi mesi e che è l'emblema della pacatezza. Di quel mattacchione pieno di entusiasmo che è come un fratello ispanico per me, oramai. Per le colleghe di sostegno che sostenevano molto più di quanto fosse loro "richiesto" meramente dal contratto di lavoro.
E tanti, tantissimi altri che c'erano al tavolone di legno questa sera, tutti lì in fila a ridere, chiacchierare, augurarsi buone vacanze, rivivere con le parole episodi folli, indimenticabili, assurdi che ci hanno visti protagonisti insieme ai nostri ragazzi, perché alla fine se siamo lì a festeggiare gli sgoccioli di un anno scolastico è per merito di quei preadolescenti che scandiscono le nostre giornate, che vediamo trasformarsi sotto i nostri occhi e insieme ai nostri gesti di cura quotidiana. Esami strepitosi che porteremo nel cuore, che chissà quando mi ricapiterà una terza A così (mai dire mai, ma il metro di paragone qui è proprio alto... non solo didatticamente parlando).
Il mondo della scuola è veramente un caleidoscopio di meraviglia.
Ho imparato tanto, tantissimo, non smetterò mai di farlo e nel frattempo insegnerò con ogni parte del mio corpo. Con la mente per trasmettere quello che conosco. Con gli occhi per dedicare attenzioni a tutti quelli che ne hanno bisogno. Con le mani per prendermi cura anche con i gesti. Rassicurando, guidando, aiutando a trovare la propria direzione. Sempre, sempre con le parole. Pronunciate, lette, scritte per ogni occasione necessaria.
Certo, lavorare a scuola è uno spasso per i più, quanti mesi di vacanza, pensa te, uno stipendio per fare niente... ma non è di certo il luogo o il contesto per mettersi ad analizzare quanto L'ESSERE un insegnante coinvolga ogni fibra, pensiero del proprio animo e anche corpo in certi casi. Per quei giorni e notti in un viaggio di istruzione che ti lascia dentro tanto - oltre a un quintale di responsabilità! - per le ore dedicate ai circle times per far uscire qualcosa anche da chi fa fatica a esprimere quello che ha dentro. Per gli "esperimenti sociali" che resteranno impressi anche a loro e ti rendi conto sono stati un grande insegnamento per tutti, nonostante fossero un enorme azzardo. Per le lettere che ti arrivano alla fine piene di parole che ti commuovono fino al midollo.
Tutto questo, lo sappiamo noi, è una sorta di mistero affascinante che resterà impossibile per chi ne è al di fuori (ma non per chi ci è accanto, perché loro sanno quanto e come la scuola ci possa assorbire in ogni frazione di tempo, sempre, in qualunque circostanza, anche quelle più impensate! E grazie anche a loro, a quelle persone che amandomi mi permettono di dedicarmi al meglio a quello che "solamente" lavoro non lo sarà mai).
La stessa persona splendida che qualche ora fa ha sostenuto quanto oggi sia un po' un "Pugno nello stomaco" perché segna una fine, mi ha scritto, poco fa, che la scuola è proprio il nostro posto, nel mondo. Non potrei essere più d'accordo con lei.
P.S. Zeno, alla scuola dell'Infanzia, ha creato il suo ritratto. Si è decorato per bene e poi, nella vignetta di come si vede da grande ha fatto scrivere proprio così. Insegnare a scuola, come la mamma.
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Giulia, carissima!! È sempre un piacere leggerti. Un caro saluto dalla Sardegna. 😘😘
RispondiEliminaGrata di poter vivere con te questo “mistero affascinante”.
RispondiEliminaScrivi sempre delle bellissime parole ed è confortante sapere che esistono persone buone e gentili come te nel mondo.
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