La Rivista Culturale

giovedì 5 agosto 2010

passeggeri distratti


"Treno in transito. Non superare la linea gialla."
Scansione metallica, altoparlante senza volto a ripetere ancora una volta l'avviso ai viaggiatori distratti.
Margherita non si accorge quasi della sfilata di vagoni che la affianca all'improvviso, nella sua corsa lungo il binario 8.
Sta dirigendosi alcune banchine più in là, dove il suo Futuro sta per mettersi in moto e se non si sbriga partirà lasciandola a terra, sul binario sbagliato.
Sul binario dove i treni sono solo "in transito".
Percorre il sottopasso incurante delle mollette che spiccano un breve volo, si sganciano dall'acconciatura castana e precipitano sul cemento calpestato in continuazione da piedi frettolosi. Probabilmente qualcuno le schiaccerà, troppo affannato nella sua corsa verso un treno in partenza.
Margherita corre, spostando appena le grosse ciocche ora libere di caderle sul viso, meschine complici dell'irraggiungibilità del suo Futuro.
I muscoli bruciano per la corsa e per il sole, improperi a fare eco nella sua testa per la costante mancanza di puntualità. Anche oggi, che l'appuntamento è quello a cui non puoi mancare.
Quello che non ti dà l'opportunità, ma la certezza di un cambiamento radicale.
Radicale.
Le avrebbe strappate tutte le radici che la tengono ancorata al suo paese senza "domani", e alla sua vita protratta verso un infinito "ieri".
Scala in salita, finalmente lo spiraglio si fa concreto.
Stringe a sè la Louis Vuitton e un'ondata di cuoio prende la rincorsa e si intrufola nel naso,
"Ecco, poi non lamentarti che non ti faccio mai regali originali... in tutti i sensi!"
Ondata di ricordi a infrangersi sugli scogli del cuore.
Respinge quello spettro improvviso di passato che vorrebbe scaraventare giù da quei gradini, insieme alle mollette ormai perse per sempre.
Lo sforzo compiuto nell'ultima rampa sembra essere quello decisivo, le permette di raggiungere la prima carrozza, il suo Futuro è ancora lì che la sta aspettando.
Sorride Margherita tra le gocce di sudore che le imperlano la fronte, ora completamente spettinata.
La porta resta aperta ancora qualche secondo e Margherita, la borsa di cuoio, e la voglia di partire balzano finalmente sul treno.
Aspetta a cercare un posto per il suo viaggio, pregusta in piedi socchiudendo appena gli occhi, le coincidenze che, stavolta no, non potrà permettersi di prendere al pelo, le diverse stazioni in cui il suo Futuro sui binari riposerà, i viaggiatori che le terranno una silenziosa compagnia.
Avverte un fischio segnalatore di una partenza, ma i vagoni di pensieri deragliano improvvisamente.
Occhi spalancati e increduli.
Rimane ferma e incapace di agire, mentre dalla banchina accanto il su
o treno lascia il primo binario, lo lascia quasi a rallentatore, come a voler fare un dispetto alle coincidenze che non conosceranno mai l'impazienza di quella ragazza. La frenesia del suo voler sradicarsi l'ha portata a un treno più in là.
Ora, per quanto completamente allibita, può solo decidere se tornare a far rapprendere l'acido lattico liberato nella corsa oppure percorrere quella carrozza sbagliata alla ricerca di un sedile vuoto che accolga quella viaggiatrice distratta, che fruga nella borsa alla ricerca di chissà quale oggetto prima riposto con tanta cura e ora disperso in disordine, come la proprietaria.
Non ha segni da aspettare, non crede in nessun destino.
Dovrebbe essercene almeno uno, di destino, per decidere di crederci.
Ha scelto Margherita. La sua bocca ha deciso di accettare la sfida, formando un archetto all'insù. Labbra che si dischiudono in un sorriso, quasi complice di quella piccola disavventura.

Una giovane donna percorre il corridoio di questo treno male illuminato.
Lancia occhiate a destra e a sinistra, lentamente, lo fa senza mutare mai un'espressione di insolita felicità, quasi curiosità infantile.
Dal pugno chiuso scende un manico di Louis Vuitton.
Poso la penna e torno a guardarla un'ultima volta prima che scompaia dalla mia vista.
Lei è la mia Margherita, lei e il suo sguardo straripante di speranza.
Non la conosco nè saprò mai il suo vero nome, ma ha tenuto compagnia al mio viaggio, regalandomi la possibilità di inventare una storia che possa indossare senza difetti o strappi. Una storia che le calza a pennello.
Mia eroina anonima, ti auguro un Futuro come quello che ho immaginato per te.
Hai tutta l'aria di desiderarlo anche tu.




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