La Rivista Culturale

venerdì 8 luglio 2011

"Certi hanno una luce attorno che illumina anche le altre persone."

Qualche tempo fa ho visto un film, "Precious", una storia di riscatto, che come ogni storia di riscatto comincia mettendo in scena una vera e propria tragedia (famigliare, in questo caso..)
La giovane ragazza-madre (Precious, appunto) piena di problemi che assieme all'obesità fisica, le rendono la vita ancora più pesante, abusata dal padre, maltrattata dalla madre e priva di amicizie.
Una catastrofe.
Poi ecco la Fata Turchina che appare.
Niente bacchetta magica in questa favola, solo un gessetto bianco. È una professoressa in gamba, una prima vera amica per Precious. Grazie alla tenacia e all'affetto gratuito di questa donna l'adolescente sarà in grado di formulare un pensiero semplice, ma abbagliante per la sua verità.


"Certi hanno una luce attorno che illumina anche le altre persone. 
Penso che forse alcuni di loro stavano in un tunnel e in quel tunnel forse l'unica luce che avevano stava dentro di loro. 
E Poi, anche tanto tempo dopo che sono usciti dal tunnel continuano a splendere per tutti gli altri."


Così oggi, mesi dopo quel film, incontro di nuovo quelle parole, e le faccio mie.
Siccome le cose belle sono sempre associate all'idea di luce, che è chiara, pura, e ci permette di vedere oltre, ho deciso di allargare il pensiero di Precious e viverlo in prima persona, sulla base della mia esperienza.


Mi è capitata questa vita, quella in cui per ora ho quasi ventidue anni e un bel passato alle spalle.
Mi sono capitate piccole avventure, grandi banalità, ricordi che mi rendono fiera di me e altri di cui arrossisco ancor oggi.
Ma non basta tutto questo per rendere una vita tale.
Perché in un percorso che non si limiti ad essere una mera esistenza si dà il caso che capiti pure dell'altro.
E questo altro sono i Diamanti.
Chiamo diamanti coloro che sono dotati di una facoltà molto speciale:
quella di far brillare la persona a cui scelgono di dedicarsi.
Sono incolori e trasparenti, e ci danno l'opportunità di vederci, vederci dal dentro, dal posto che riserviamo loro e lasciamo che da lì diffondano la propria bellezza.
Filtriamo il mondo in un modo nuovo, se abbiamo la fortuna di aver incontrato un Diamante.
Sembra importarci solo della bellezza, non quella superficiale, ma quella che emerge scavando a fondo, in ogni cosa che viviamo. 
Anche perché non è mica detto che noi per trovare quel Diamante non abbiamo fatto fatica. 
Alle volte ci accorgiamo di averlo accanto senza nemmeno il bisogno di cercarlo, perché ci è stato regalato. Dal Cielo, da qualche Dio, o da un Destino sorridente.
Quando il diamante è una madre, o un padre.
Altre volte bisogna scavare nel fango a mani nude, a cuore pronto. Pronto a lasciarsi accecare non appena il primo bagliore lo colpirà, una volta che il Diamante verrà dissotterrato. Allora, con le dita graffiate per la faticosa ricerca, non ci importerà più del tempo passato a cercare quel piccolo miracolo.
E nel nostro vocabolario decideremo di chiamarlo "amore". 


Poi ci sono le volte in cui capita che magari ingoiamo vetro, perché sbadatamente lo confondiamo.
Ma il vetro non splende.
Il vetro si graffia, si scheggia. Ci graffia. Ci scheggia.
E alla fine, rischiamo persino di farci del male.
I Diamante invece non ci ingannano, non ci taglieranno mai.
Saranno sempre al nostro fianco e allo stesso tempo un passo più in là, pronti a prendere al volo il nostro cuore, se mai dovesse inciampare in qualche buca della vita.







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