Quante volte te lo chiedono, in modo puramente bonario, ma quante volte. E io noto e sono in difficoltà con la risposta, perché non riesco a cristallizzare in un sì o in un no. Perché non è la domanda giusta.
Quanti "è bravo?" domandano le persone, quando hai un figlio. In quel punto di domanda racchiudono "dorme? Mangia? Ti stressa?" Come se un neonato sia in grado consapevolmente di assecondare le varie "richieste" della sua mamma. Come se potesse decidere di essere in un modo o in un altro, quando si tratta di una Vita in divenire, che ha così tanto da apprendere e da donare, in ogni sfumatura del suo comportamento.
Certo che tutti desidererebbero un cucciolo che si fa le sue ore notturne, che mangia con piacere e che vive le sue giornate rilassato. Queste caratteristiche le ha, Zeno, e mi sento fortunata, eccome se mi sento fortunata! Ma non ce la faccio a dire "è bravo". Perché il suo contrario sarebbe un aggettivo che non si può attribuire a nessun bambino.
Sicuramente l'essere insegnante mi condiziona: non ci sono studenti 'bravi' o 'da 10'. Ci sono studenti che si impegnano, diligenti, scrupolosi. Ma banalizzare la gamma infinita di possibilità di una persona in 'bravo'... No, proprio no. Nemmeno, anzi, soprattutto se si tratta di una persona in miniatura. Sicuramente sembreranno parole esagerate le mie, ma troppe volte sento ripetere questo aggettivo... E la nostra cultura lo ha caricato, anzi, svuotato di senso.
A volte mi trattengo, perché viene spontaneo anche a me elogiarlo quando fa qualcosa bene. Allora cerco di correggere il tiro e dirgli "molto bene!" "Giusto!". E non è affatto facile, lo ammetto. L'etichetta di "bravo" sarà qualcosa con cui ognuno sembra dover convivere già per tutta l'esistenza. Ma ci può stare solo se si intende "bravo a...". Fare qualcosa, nel suo lavoro.
Devo proprio definire mio figlio? Un patatone. Un bambino che sembra amare le risate (ma che, in quanto bambino, esprime anche in urla e pianti la stanchezza, le frustrazioni, le incomprensioni. E meno male, altrimenti come faremmo a capirci?!).
Grazie, insomma, Zeno, per regalarmi queste riflessioni magari pedanti, ma necessarie.
Che bello diventare mamma. Che bello diventare genitore. È davvero l'esperienza più importante e significativa nella vita. Complimenti, mi piace tantissimo leggere i tuoi scritti ed ammirarne l'eleganza del lessico, la ricercatezza dei vocaboli. Grazie
RispondiEliminaA te che ami la lingua francese...
RispondiEliminaDésormais
On ne nous verra plus ensemble
Désormais
Mon cœur vivra sous les décombres
De ce monde qui nous ressemble
Et que le temps a dévasté
Désormais
Ma voix ne dira plus je t'aime
Désormais
Moi qui voulais être ton ombre
Je serai l'ombre de moi-même
Ma main de ta main séparée
Jamais plus
Nous ne mordrons au même fruit
Ne dormirons au même lit
Ne referons les mêmes gestes
Jamais plus
Ne connaîtrons la même peur
De voir s'enfuir notre bonheur
Et du reste
Désormais
Désormais
Les gens nous verrons l'un sans l'autre
Désormais
Nous changerons nos habitudes
Et ces mots que je croyais nôtres
Tu les diras dans d'autres bras
Désormais
Je garderai ma porte close
Désormais
Enfermé dans ma solitude
Je traînerai parmi les choses
Qui parleront toujours de toi
Jamais plus
Nous ne mordrons au même fruit
Ne dormirons au même lit
Ne referons les mêmes gestes
Jamais plus
Ne connaîtrons la même peur
De voir s'enfuir notre bonheur
Et du reste
Désormais
On ne nous verra plus ensemble
On ne nous verra plus ensemble
On ne nous verra plus ensemble