La Rivista Culturale

giovedì 16 dicembre 2010

Loro e gli altri. Ahi serva Italia.


Voci soffocate, manganelli che gridano.
Rabbia giovane, mondo vecchio.

Loro sostengono la necessità di ricorrere a metodi nuovi per farsi ascoltare, dopo un anno di lezioni in piazza, cortei e pacifiche richieste.
Ma arriva un giorno che si chiama 14 dicembre.
Lacrimogeni, scontri, incendi.
E poi loro, i giovani, fuori in piazza.

Gli altri, quelli dentro, protetti nella bambagia parlamentare, quelli che invece a quanto pare, hanno il diritto di prendersi a cazzotti, quando gli insulti finiscono.
Incapaci o privi della voglia di interrogarsi sul perché là fuori, a pochi metri dalla culla di palazzo Chigi, un'onda di ferocia infiamma le strade, paralizzando u
na città.
Perché.
Domande troppo scomode per quei seggiolini confortevoli.
Sfugge il senso delle cose, resta e cresce l'odio, alimentato dall' incapacità, quella degli altri, che dovrebbero provare a rispondere, per impedire che quell'onda ingigantisca e si tramuti in uno tsunami, come il 14 dicembre.
Violenza ignorante, paralizzante.

Urla, accuse, sceneggiate.
E c'è, negli altri, chi continua a negare con fermezza e fierezza la catastrofe generale.
Attori di uno spettacolo tragicomico, solito copione senza battute finali.

Disoccupazione, precarietà, insicurezza.
Loro chiedono ascolto.
Gli altri hanno orecchie solo per sentire l'eco della propria voce.

E un quasi duemilaeundici spettrale, come prospettiva.
Colorato dalla fluorescenza dei lacrimogeni o dal blu dei caschi di chi compie il proprio lavoro, anche se forse, nemmeno vorrebbe trovarsi lì, in quella folla arrabbiata che ha tutti i diritti di protestare - e soprattutto, di essere ascoltata-, ma non di agire con violenza e vandalismo sfrenato.
Dispiace sentirsi dire " Mi auguro andrai a vivere da un'altra
parte appena potrai..".
Parole di una mamma preoccupata per questo futuro che non è degno di chiamarsi tale, per chi nutre speranze che, per il momento, sembrano evanescenti come le promesse che non mantengono quasi mai, gli altri.


"Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!"

Dante Alighieri, Purgatorio, Canto VI, 76-78

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