La Rivista Culturale

venerdì 3 dicembre 2010

da un balcone vedi

"Come eravamo piccoli..."
E ci scappa un sorriso, assieme alla nuvoletta d'aria che esce dalla bocca.
Fa freschino, è decisamente Dicembre, non ci sono dubbi.

Ci sono mattine in cui mi sveglio e sono proprio contenta di quello che sto per fare.
Tipo oggi.
Citofonata lunga perché figurarsi, il proprietario di quel balcone dorme ancora, all'alba delle 9 del mattino. Entrare in una casa dopo tanto tempo, portare un buongiorno frizzantino e qualche brioches piena di crema.
Masticando quei dolci inevitabilmente finiamo per masticare anche ricordi.
E ci ritroviamo proprio lì fuori, su un balcone così grande da abbracciarlo tutto, l'appartamento all'ultimo piano.

"Come eravamo piccoli..."
nuvoletta di fumo e via dicendo..Dicembre, non ci sono dubbi.

Lascio che mi entri dentro tutto quel bianco di cielo e di case coperte di neve, mentre faccio scivolare fuori banali considerazioni sul tempo che passa.
Anni fa, vite fa ormai, a calpestare le stesse piastrelle, a farsi entrare negli occhi lo stesso paesaggio, magari meno bianco e meno mattiniero.
Infatti erano le notti, per lo più.
Passate insieme agli amici, quelli che hai quando i 16,17,18,19 anni ti cadono addosso come il più leggero dei vestiti. Che ti copriva, comunque, e ti calzava proprio bene a quell'età.
Una casa piena di vita che non andava mai a dormire, se non quando la notte si schiariva e gli occhi erano troppo stanchi per guardare un altro film.
Giovani vampiri notturni, con il sangue che li avrebbe nutriti che scorreva nelle vene di bottiglie colorate.
Risvegli appannati, balconi da asciugare (..non so come ma una volta qualcuno ha finito per allagarlo..) cibo sparso per casa, cuscini ovunque..il tipico casino casalingo di un gruppo di adolescenti.
Nei nostri vestiti perfetti.

"Com'eravamo piccoli..."

Li avevo conosciuti solo qualche anno prima, all'oratorio feriale della mia quarta ginnasio.
Mi sono piaciuti tutti quanti.
Ma poi sono arrivati i 19 anni, i 20 e ora i 21.
Anche se abbiamo smesso con quelle notti, il loro ricordo
non mi procura nessuno strappo, al nuovo vestito che ora indosso. Perché inevitabilmente l'ho cambiato.
Quelle notti le ho trasformate in una tasca, nella quale poter frugare per trovare persone che, a distanza di tutti questi anni, ancora ci sono.
Per una colazione e una chiacchierata.
Per sentirci un po' più grandi, appoggiati al muretto di quel balcone.

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